Un’immagine che è un colpo al cuore. I segni della violenza domestica subita ed una serie di ferite nell’animo che difficilmente si rimargineranno. La 20enne di Sapri che un mese fa fu picchiata dal convivente, davanti agli occhi della loro figlia di poco più di un anno tra le mura di casa a Policastro, ha deciso di rendere pubblica una sua foto con lividi, ferite e tumefazioni per far risvegliare le coscienze su un problema di cui si deve parlare e su cui si deve agire non solo il 25 novembre, Giornata Internazionale della Violenza sulle Donne.
Di questa iniziativa singolare e molto forte Ondanews ha parlato con l’avvocato che la difende, Benedetta Falci, tra l’altro componente dell’associazione “Mai più Lucrezia”, che si occupa di tutelare e salvaguardare le donne da ogni forma di violenza.
- Avvocato Falci, com’è partita l’idea di questa iniziativa?
Spontaneamente da parte della ragazza, per far vedere i maltrattamenti e le violenze subite. Un conto è raccontarlo, un conto è vedere ciò che realmente si subisce.
- Da donna, da avvocato ma anche da componente dell’associazione “Mai più Lucrezia” in occasione di questa Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, quanta consapevolezza c’è del problema, quanto è stato fatto e quanto ancora si deve fare?
Manca proprio l’educazione e la sensibilità per questi casi, anche da parte della Pubblica amministrazione e del Governo. Il “codice rosso” è un codice monco. C’è tanto ancora da fare. Non si può pensare che per far sì che si configuri il reato le ragazze debbano subire più di un maltrattamento. Il paradosso è: denunciamo ma una denuncia non basta, due forse potrebbero bastare, alla terza magari non ci arrivi perché muori prima. Professiamo il no alla violenza sulle donne ma non si fa alcunché. Non si può pensare di salvare la donna solo col 25 novembre.
- È sufficiente, secondo lei, l’attività dei Centri e degli Sportelli Antiviolenza?
In Italia in molti casi si tratta di Centri che hanno solo interessi economici. Personalmente penso che dovrebbero diventare Centri comunali, con persone che vi lavorino e vengano retribuite senza alcun dubbio, ma che siano sane e libere da interessi economici. Quando vado a denunciare mio padre, il mio compagno, mio marito, chiunque mi faccia violenza devo trovare qualcuno che mi apra davvero una porta.
- Come sta ora la sua assistita?
Ha il lato destro del suo volto ricostruito e mantenuto (zigomo e mandibola) con delle placche per il resto della sua vita, sperando che non perda la vista perché ha seri danni ad un occhio. Per fortuna è molto giovane ed ha una bambina, la quale per lei potrebbe essere davvero motore di vita.
- Quali i prossimi passaggi della vicenda giudiziaria che state affrontando?
Innanzitutto tutelare la bambina; pare non abbia subito violenza fisica ma sicuramente psicologica perché ha percepito tutto quello che è avvenuto attorno a lei. Ho chiesto subito che venisse affidata ai nonni materni e che venisse sospesa la responsabilità paterna, cosa che è successa temporaneamente. Porterò avanti al Tribunale dei Minori la mia battaglia per lei. Dal punto di vista penale stiamo attendendo le indagini difensive e quelle da parte della Procura.