E’ arrivata al Consiglio di Stato la vicenda che riguarda la concessione delle credenziali di accesso al sistema informatico del Comune di Vietri di Potenza, da parte del consigliere di minoranza Carmine Grande.
Quest’ultimo, dopo aver richiesto le credenziali al Comune e un diniego, ha avuto ragione con il provvedimento del Tar di due anni fa. La vicenda è continuata con altri due ricorsi al Tar Basilicata del consigliere (il secondo accolto in parte, il terzo respinto), e poi un appello dello stesso al Consiglio di Stato con la richiesta di sospensiva, rigettato, ma con una udienza fissata ad aprile 2022 per entrare nel merito.
A febbraio 2019, Grande ha proposto ricorso al Tar Basilicata contro il Comune per l’annullamento di una nota dell’Ente circa “il diniego e rifiuto di rilascio delle credenziali e della password di accesso da remoto al protocollo informatico e al sistema informatico contabile dell’Ente”. Il provvedimento comunale motivava il diniego in quanto “l’applicativo riferito al protocollo non è ancora funzionante al 100% e pertanto vulnerabile ad eventuali azioni di hackeraggio”. Grande, nel ricorso al Tar, ha contestato diverse violazioni. Nel primo provvedimento, per il Tar “tale diritto dovrebbe essere esercitabile anche con modalità elettroniche”. Dal canto suo, il Comune ha precisato che “si sarebbe limitato a rinviare l’accesso, ma non a negarlo”. Nella prima decisione, il Tar ha accolto il ricorso di Grande, ordinando quindi al Comune la concessione delle credenziali (sentenza di luglio 2019).
Poi, con ricorso di febbraio 2020, il consigliere ha chiesto l’ottemperanza della sentenza precedente a lui favorevole. Con il Tar che ha accolto in parte (rigettando la domanda risarcitoria) e ricordando al Comune di valutare autonomamente l’opportunità di approntare un accesso da remoto che abbia le caratteristiche auspicate dal ricorrente. Successivamente, però, il consigliere ha proposto (ad aprile 2021) altro ricorso al Tar, per ottemperanza della precedente sentenza, chiedendo la nomina di un commissario ad acta “perché provveda in via sostitutiva rispetto al Comune intimato, rimasto inadempiente, per l’esecuzione della sentenza”, dove veniva ordinato all’Ente di consegnare le credenziali di accesso al consigliere. Nel ricorso per ottemperanza, Grande ha lamentato che gli sarebbe stata “comunicata solamente la password e che il Comune avrebbe indebitamente precluso l’esercizio del suo diritto, inibendo l’utilizzo della postazione informatica presente in Comune”.
Nel terzo ricorso al Tar è stata chiesta l’ottemperanza del secondo provvedimento. Il Tar, nelle motivazioni, ha sottolineato che “l’istanza non merita accoglimento non essendo ravvisabili sostanziali e ingiustificate inosservanze da parte del Comune al comando giurisdizionale impartito“. In questo terzo procedimento al Tar, dove il Comune non si è costituito, ma è intervenuto direttamente con il Sindaco, Christian Giordano, ha fatto sapere che gli “uffici comunali a ottobre 2020 hanno invitato il consigliere Grande al ritiro delle credenziali di accesso e che lo stesso, pur avendole ritirate il 19 ottobre, non avrebbe mai neanche provato ad effettuare l’accesso inserendo le credenziali nel sistema” e che quindi, anche dopo la prima sentenza del Tar, l’accesso alla casa comunale non è stato impedito ma solo limitato per le chiusure causate dal Covid.
A questo provvedimento del Tar, Grande si è appellato proponendo ricorso al Consiglio di Stato, con la Quinta Sezione che si è riunita il 23 settembre. Grande ha chiesto la sospensione dell’efficacia dell’ultimo provvedimento del Tar. Il Consiglio di stato, pur confermando l’accesso agli atti dei consiglieri, ha rigettato la sospensiva (a parere del ricorrente per abbreviare i termini) e ha fissato la discussione in 12 aprile 2022.
Nelle motivazioni, il Consiglio di Stato, oltre a riportare il fatto che “non emergono ragioni concrete di periculum in mora“, ha sottolineato il concetto della “possibilità di attivare anche altre modalità ed eventuali rimedi ai fini dell’accesso”. Da parte del consigliere la richiesta di poter accedere al protocollo informatico non solo al pc dal Municipio, ma anche da altri dispositivi da casa o da dispositivi mobili. Il Consiglio di Stato entrerà quindi nel merito della vicenda tra sette mesi e mezzo.