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Utilizzo del palazzo del Tribunale di Salerno. Le associazioni:”La città trattata come merce di scambio”

Chiara Di Miele 11 Gennaio 2021

Da alcuni mesi vengono avviate iniziative in merito alla destinazione d’uso del Tribunale di Salerno, palazzo di grande valore storico e architettonico, del quale si stanno progressivamente svuotando gli uffici per la collocazione alla nuova Cittadella giudiziaria. L’importanza del palazzo edificato nel 1934, situato tra i due corsi principali della città, dei suoi notevoli spazi, dinanzi alla cui facciata è collocata la statua di Giovanni Amendola scolpita da Chiaromonte nel ‘49, richiede che la sua destinazione venga valutata in tutti i suoi aspetti nel corso di un’assemblea pubblica che coinvolga e dia voce alle proposte dell’associazionismo civico.

La richiesta giunge da una serie di associazioni salernitane, tra cui DEEP/Democrazia e Partecipazione, Italia Nostra, ALI per la città, Cittadinanza Attiva Salerno, Comitato Centro Storico Alto, Comitato Civico “Salviamo Piazza Alario”, Coraggio Salerno, Figli delle Chiancarelle, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Italia Nostra Salerno, M.G.A. – Mobilitazione Generale degli Avvocati, Rete dei Giovani per Salerno.

“Mentre in molte città italiane si discute del riuso in chiave di sviluppo culturale e sociale dei beni pubblici e altri palazzi analoghi sono stati riutilizzati a beneficio della collettività – affermano le associazioni – a Salerno assistiamo da anni ad una dissennata cessione dei beni comuni oggetto di private speculazioni edilizie, come l’omologo Palazzo delle Poste oggi condominio di lusso, l’ex Marzotto, il palazzo di via Rafastia, che ha ospitato gli uffici della Procura della Repubblica e altri beni della comunità. Tutto questo senza che i cittadini vengano mai convolti nelle scelte che li riguardano e ignorando appelli e petizioni, ricorsi alle autorità giudiziarie che hanno aperto inchieste e processi. Tutto questo senza alcun rispetto degli obblighi statutari del Comune, che prevedono numerosi istituti di partecipazione, dai referendum alle consulte”.

“Le associazioni salernitane non intendono assistere passivamente e chiedono che abbia fine il metodo familistico con cui queste proposte vengono costruite e comunicate: non accettiamo più che la città continui ad essere merce di scambio e svenduta a privati, che scelte cruciali per il benessere della collettività vengano affrontate da una sola parte politica in sedi istituzionali che rappresentano l’intera città” concludono.

– Chiara Di Miele –

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