Il rumore dei bombardamenti è assordante, la paura si fa spazio ormai tra le altre sensazioni e prende il sopravvento. L’unico obiettivo è quello di restare vivi, di salvarsi, di sfuggire alla morte. Sono ore di angoscia e disperazione quelle vissute dal popolo ucraino in gran parte della nazione dopo l’attacco militare da parte della Russia. Kharkiv, seconda città ucraina per popolazione, è devastata dall’azione delle forze armate russe, le sue case sono distrutte, le strade divelte.
A 3 km dalla città vive Maria, insegnante di italiano e traduttrice medica che in passato ha vissuto anche in Italia, a Roma e in Abruzzo. Abita con il marito al secondo piano di un palazzo di otto. Grazie alla tecnologia e alla Rete l’abbiamo raggiunta per farci raccontare queste ore di terrore.
“Siamo vicinissimi alla frontiera russo-ucraina. Vicino abbiamo un aeroporto – ci spiega Maria -. Ci bombardano da quattro giorni senza pause“. Inizialmente avevano deciso di rifugiarsi nella loro cantina per non essere colpiti, poi siccome non era abbastanza sicura sono ritornati nell’appartamento, posizionandosi nel bagno e infine nel più sicuro corridoio.
“Appena ci sarà il coprifuoco dovremo spegnere la luce – continua -. Sentiamo i bombardamenti da parte dei russi e dall’altra parte sparano gli ucraini, ci stanno più vicini. Non ci sono prodotti, i negozi e le farmacie sono chiusi. A Kharkiv le file sono lunghissime e addirittura ieri non potevamo uscire dal paesino perchè hanno bloccato le strade. Abbiamo una chat del nostro paese in cui ci sono sempre più persone estranee che non conosciamo. Saranno i russi che cercano di capire come trovare prodotti o farmaci“. In queste ore fortunatamente ci sono ancora acqua, energia elettrica, gas e internet.
Contro i russi è una guerra all’ultimo colpo, fatta in alcuni momenti anche di gesti di astuzia. “Nel territorio dove si trova il nostro asilo nido hanno trovato qualche dispositivo che segnala la strada agli aerei russi – racconta ancora l’insegnante – e l’abbiamo distrutto“.
Chiedo a Maria se, in qualche modo seppure complicato, possa avere la possibilità di rientrare in Italia. “È impossibile – mi risponde affranta -. Mio marito è soggetto alla leva. Possono richiamare alle armi pure me, perché ho una professione tecnica“.
In questi giorni il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è il personaggio di cui si parla maggiormente, ammirato per la prova di coraggio dimostrata ai suoi connazionali nell’aver deciso di restare a combattere per la patria nonostante Putin gli dia la caccia. “Lo ammiro, è il nostro comandante. Tiene duro – afferma Maria, piena di orgoglio – Negli anni della sua presidenza Zelensky ha affrontato due crisi fortissime: il Covid e la guerra. È un comico, non un politico. Però ce la fa. Lo ammiriamo“.
Lascio Maria con l’augurio di risentirci presto, per raccontarci notizie più rosee. Lei mi chiede di far sapere a tutti cosa stanno affrontando, io le dico di stare attenta, di resistere, perchè la resistenza di queste ore è il valore più grande mostrato dal popolo ucraino, che affronta a testa alta e con dignità una guerra assurda e inaccettabile.
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