“I miei nipotini sono il nostro futuro, per me era necessario salvarli e farli venire in Italia“. Sono le parole che ricorrono più spesso nella conversazione con Nina Shapolchuk, ucraina che vive nel nostro Paese dal 1998 e che da qualche anno risiede nel centro storico di Sala Consilina. Dopo lo scoppio dei conflitti bellici in Ucraina, Nina non ha fatto altro che pensare ai suoi due figli rimasti a lavorare lì e alle loro famiglie, tra cui i giovanissimi nipoti.
Così, dopo varie peripezie, qualche giorno fa i piccoli Rotislaw e Margarita sono arrivati in Italia insieme alla nonna materna, fuggendo ai bombardamenti e agli orrori della guerra che sta distruggendo diverse città. Hanno 11 e 6 anni e, fino alla settimana scorsa, vivevano con i genitori a Nitishin, nel centro della nazione, a 200 km da Kiev. A circa 40 km dalla città vi è una base militare che è stata bombardata dai russi. “Dopo tanti anni conoscono tutte le nostre basi militari – mi spiega Nina – e adesso, non contenti di colpire quelle, hanno iniziato a farlo sui civili. Ma come si può soltanto immaginare di dirigere un missile comandato verso un ospedale pediatrico?! Putin è peggio di Hitler e di Stalin! E Zelensky ha iniziato a comportarsi da Presidente soltanto dopo lo scoppio della guerra, perchè prima faceva soltanto il comico nonostante fosse stato eletto dal 70% degli ucraini“.
“Quando ho sentito le prime notizie degli attacchi russi – continua – ho telefonato ai miei figli pregandoli di far venire in Italia i miei nipoti. I genitori di Rotislaw e Margarita lavorano per gli uffici militari della nazione e non possono abbandonare quella terra, ma hanno scelto di mandare qui da me i piccoli insieme alla nonna materna che li ha accompagnati durante il viaggio per fuggire qui”. I due bambini hanno preso un autobus che da Leopoli li ha condotti fino nel Vallo di Diano: a viaggiare su quel mezzo vi erano 20 persone adulte e ben 40 bambini fuggiti dalle bombe e dal terrore. “Sono arrivati soltanto con una valigia – racconta ancora la nonna – e ho cercato di recuperare per loro tutto quello che potesse servirgli“.
La guerra non guarda in faccia a nessuno e questi giorni per gli ucraini sono scanditi dagli allarmi antiaerei, dalla paura e dalla speranza che tutto, il prima possibile, abbia fine. Ma il massacro non accenna a concludersi e gli attacchi anche verso obiettivi civili lasciano il mondo sconvolto. “Una notte – dice ancora Nina – i miei figli con i piccoli sono scesi nel bunker del loro palazzo per ben quattro volte a causa del suono continuo delle sirene. Rotislaw per mettersi al riparo si è anche ferito ad una gamba“.
Rotislaw e la sorellina Margarita giocano insieme seduti sul divano, lontani ormai dal pericolo ma anche da mamma e papà. “Loro sanno bene da cosa sono scappati, conoscono il significato della guerra – ci spiega la nonna Nina -. Hanno sentito le bombe e hanno accettato quella condizione così come hanno accettato di lasciare i genitori per venire da me a Sala Consilina. Non mi parlano della guerra e per fortuna, grazie ai telefonini e ad Internet, riescono a fare le videochiamate con i genitori in Ucraina e a sentirli più vicini nonostante i 3000 km che li separano. Mi dispiace per gli altri due nipoti, che hanno 16 anni e hanno scelto di restare lì. Così giovani scendono già per strada con il kalashnikov per controllare se vi siano disertori in città“.
L’accoglienza e la solidarietà di Sala Consilina e del Vallo di Diano non hanno tardato a farsi sentire e tanti tendono la mano ai fratelli e alle sorelle ucraini in queste ore di difficoltà. “Devo ringraziare don Martino De Pasquale della Caritas diocesana e don Luciano Laperuta che si sono messi subito a disposizione, – conclude Nina – senza il loro aiuto non avrei saputo come fare. Grazie anche ad Antonio Bovio che ha accolto altre persone giunte dall’Ucraina a Sala Consilina e che avevano bisogno di un alloggio“.