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Sicurezza sui luoghi di lavoro. L’Opi Potenza chiede maggiore tutela per gli operatori sanitari

Zenda Cimino 21 Aprile 2022

“Speravamo che l’esperienza fatta con la pandemia ci avesse fatto comprendere la necessità di garantire, in particolare in alcuni reparti ospedalieri e sul territorio, misure di sicurezza e protezione a tutela degli operatori sanitari, come gli infermieri, che hanno nel contatto diretto e costante con il paziente la peculiarità del proprio lavoro. Dobbiamo, invece, riscontrare ancora scarsa attenzione a questi temi che mettono a rischio operatori e cittadini”.

E’ quanto dichiarato dalla presidente dell’Ordine degli infermieri di Potenza, Serafina Robertucci, che chiede più sicurezza sui luoghi di lavoro per gli operatori sanitari e spiega come sia “non più tollerabile lavorare in emergenza, accettare questa condizione come giustificazione ad una mancata programmazione dei servizi e dell’impiego di risorse umane, strumentali e finanziarie. Le situazioni estreme vanno analizzate e studiate nei diversi aspetti che le caratterizzano, per comprenderne le criticità, investire nei punti di forza e correggere i punti di debolezza”.

“Un punto di debolezza è senz’altro la realtà in cui spesso operano gli infermieri – sottolinea Robertucci -. Realtà caratterizzate da gravi carenze di personale che comportano un carico di lavoro, per il personale infermieristico e di supporto, non adeguato al rispetto del riposo biologico e del recupero delle energie psico-fisiche. Senza dimenticare la necessità di investire nelle dotazioni di presidi per la sicurezza (DPI) e l’incolumità degli operatori”.

“La sicurezza passa anche attraverso la formazione e il coordinamento del personale neoassunto, soprattutto nei reparti ad alto rischio, dove è fondamentale ridurre al massimo le criticità legate alla gestione dei pazienti, a tutela di questi ultimi e di chi deve prendersi cura di loro. L’auspicio è che vengano adottate velocemente tutte le misure necessarie per un adeguato potenziamento e redistribuzione del personale, in relazione ai carichi di lavoro e alla complessità assistenziale, dimostrando – conclude – di aver fatto tesoro della lezione che la pandemia ci ha insegnato”.

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