Lettera aperta alla redazione
Sono uno studente del Vallo di Diano e vorrei proporre la mia risposta e il mio pensiero in merito alle dichiarazioni sul “mancato diritto allo studio” poste in essere in questi giorni.
Credo che sia opportuno dare voce anche ai diretti interessati: gli studenti, gli insegnanti e il personale. E da studente credo che la neve e il gelo non danneggino “il diritto allo studio” ma gli studenti stessi. Non so se l’egregio sig. Maucioni abbia mai provato il “brivido” (nel suo vero significato) di studiare in aule non riscaldate o di seguire lezioni al lume di una semplice stufetta alogena a causa del malfunzionamento dei termosifoni.
Per di più, che senso avrebbe raggiungere le scuole, tramite strade impraticabili causa neve, per poi scoprire ciò che si sa già, ovvero trascorrere un paio d’ore in aula al freddo e ritornare a casa entro la mattinata, procurando ulteriori disagi ai mezzi di trasporto?
Concludo dicendo che “negare il diritto allo studio” significa tornare a scuola e scoprire cattedre vuote perché gli insegnanti non sono stati ancora assegnati. Negare il diritto allo studio significa iniziare le lezioni a metà novembre anziché a settembre. Negare il diritto allo studio significa non percepire i fondi destinati a viaggi d’istruzione, stage all’estero e progetti extrascolastici finanziati dagli studenti stessi!
Aggiungo in ultimo che tutti noi viviamo al sud. Avrei compreso tutte queste polemiche se tutti noi vivessimo in Trentino o in Valle d’Aosta, dove nevica tutto l’inverno.
Ringrazio, da studente, tutti i sindaci, i dirigenti scolastici e le amministrazioni del Vallo per il lavoro di questi giorni.
– Luciano, studente del Vallo di Diano –
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Caro Luciano,
nel rapporto genitori – figli inevitabilmente ci sono i momenti nei quali i primi si rivolgono ai secondi dicendo “Ai miei tempi…”. Generazioni diverse e, per quanto ci si sforzi, ciascuno fa riferimento alla propria. Dunque, nel rivolgermi a te – come se mi rivolgessi ai miei figli – esordisco scrivendo che ai miei tempi si andava a scuola anche a termosifoni spenti e talvolta senza termosifoni. Dunque, il “brivido” del freddo in aula l’ho provato, ahimé, salvo poi a fare qualche sciopero per il freddo rimanendo al freddo davanti alla scuola… Sai, eravamo intorno al Settantasette, anni figli del Sessantotto, portavamo Il Manifesto in classe, ci definivamo “impegnati” ma facevamo stupidissimi scioperi contro il freddo in aula rimanendo al freddo in strada… Ma, ovviamente, il caldo in aula era e rimane una precondizione del normale e ordinario svolgimento dell’attività scolastica. Dunque, figurati, non era affatto mia intenzione mandare te e i miei figli al freddo e al gelo delle aule, magari dopo aver pericolosamente pattinato su una lastra di ghiaccio. Dunque, mi unisco a te e ringrazio, da genitore, tutti i sindaci, i dirigenti scolastici e le amministrazioni del Vallo per il lavoro di questi giorni. Lavoro che, aggiungo, è stato inevitabile ed è stato fatto bene. Tuttavia, non ho sentito alzarsi la voce di alcun genitore, di alcuno studente, di rammarico per i giorni di scuola perduti! Anzi, i miei figli sono stati ben contenti di girarsi dall’altra parte nel letto piuttosto che aprire qualche libro e ripetere, recuperare, approfondire, allargare in qualche modo gli orizzonti ingrigiti dalla neve! Non ho sentito alcuna voce cominciare ad avviare una discussione su come recuperare il tempo scolastico perduto! Che è parte del diritto allo studio perché la variabile “tempo” è intrinseca al processo di apprendimento e, sicuramente, il diritto allo studio è fatto anche di cattedre ancora vuote a novembre, di nomine di dirigenti scolastici fatte pochi giorni prima dell’apertura della scuola, di dirigenti scolastici che cambiano sede ogni anno, di dirigenti scolastici reggenti e non titolari, di dirigenti scolastici titolari in una scuola e reggenti in un’altra e, quindi, inevitabilmente assenti un po’ qua e un po’ là e di altri pezzetti di diritto negati.
Ma alla fine, caro Luciano, chiedo la tua attenzione su un particolare: il diritto allo studio del quale invoco la lesione è il “tuo” diritto allo studio; è per te, per i miei figli, che faccio questa piccola battaglia; è per il vostro futuro che invoco il riconoscimento e la piena fruizione del diritto allo studio, che significa diritto al futuro. Diritti che passano attraverso una visione che vada un po’ più in là della neve sull’uscio della scuola; una visione, un anelito, che tutti dovremmo condividere – ciascuno nel suo ruolo – e farci rammaricare se si perde anche un sol giorno di scuola e, dunque, conoscenze, sapere, futuro.
Cordialmente, Luciano, e scusa le troppe chiacchiere che, però, sgorgano da un cuore che avverte forte il senso di responsabilità per il futuro che consegniamo a te e a tutti i Luciano come te.
Carlo Maucioni
genitore, Presidente del Consiglio d’Istituto dell’Ist. Comp. “Camera” di Sala Consilina ed anche agente di polizia locale. Ma quest’ultima cosa non c’entra proprio niente…