Biagio Tomasco, Segretario territoriale del sindacato NurSind di Salerno, scrive al Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Ruggi” e al Commissario Straordinario dell’Asl Salerno in merito al monitoraggio dei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza, dopo che il Ministero della Salute ed il Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno emanato il nuovo sistema di garanzia per il monitoraggio dell’assistenza sanitaria con decorrenza dal 1° gennaio 2019. “Ragionando sugli esiti della prima sperimentazione effettuata dal Ministero della Salute del nuovo modello di verifica dell’erogazione dei Lea (che dovrebbe entrare a regime nel 2020) – scrive Tomasco – il quadro che emerge è obiettivamente preoccupante, con ben il 60% delle Regioni che non riesce a raggiungere neanche la sufficienza. Carenti soprattutto l’assistenza territoriale e la prevenzione mentre va un po’ meglio per l’attività ospedaliera. Tutto ciò su base nazionale“.
Dopo aver analizzato il dato territoriale, facendo riferimento alle macroaree regionali, Tomasco sottolinea che per la Regione Campania il dato è preoccupante e “se confermato non ci permetterà
ancora una volta di uscire dal commissariamento, con tutto quello che ne conseguirà. Sugli indicatori per la prevenzione siamo intorno al 50% del raggiungimento degli obiettivi, mentre per quello che riguarda l’assistenza territoriale ed ospedaliera siamo al di sotto del 40%“.
“Duole ammetterlo, – continua – ma quanto fatto finora non è sufficiente a garantire una sanità universale e di qualità, cosa per la quale si debbano adottare comportamenti ed operatività completamente nuovi, nonché discostanti da tutte le procedure ad oggi utilizzate. Occorrerà intervenire energicamente sugli indicatori predisposti dai Ministeri, ovvero sulla prevenzione, sull’assistenza distrettuale e su quella ospedaliera, dovendo giocoforza passare attraverso una conferenza di servizi che definisca, una volta per tutte, cosa deve fare l’Azienda Universitaria e cosa deve fare l’ASL Salerno, riducendo al minimo la duplicazione di funzioni che oggi non giova a nessuno. In sintesi, bisognerà intervenire su ognuno dei tre sottoinsiemi in maniera energica, onde arrivare ad un macrodato aggregato che, almeno per la nostra provincia, ci permetta di raggiungere gli esiti prefissati, incidendo sull’eliminazione di strutture ridondanti, tanto a livello territoriale quanto a livello ospedaliero, tagliando rami secchi e fornendo nuova linfa a quelli virtuosi. Non è più tempo di garantismo, bisogna essere veloci e snelli per erogare un’offerta sanitaria degna di tal nome, e bisogna razionalizzare quello che abbiamo onde renderlo sempre più produttivo. Sono le nuove generazioni ed il futuro del Sistema Sanitario Nazionale che ce lo chiedono. Non voltiamoci dall’altra parte“.
– Chiara Di Miele –