Stamani è stato presentato il progetto “Lotta al dolore persistente invalidante” dal direttore del Distretto 66 dell’ASL Salerno, Antonio Lucchetti, insieme al responsabile della terapia del dolore, Maurizio Pintore e Antonio Apicella, responsabile Hospice ‘La casa di Lara’ , che hanno illustrato il lavoro di rete su cui si basa l’assistenza ai malati.
Lo scopo principale del programma è quello di offrire cure palliative a persone affette da malattie oncologiche e neurodegenerative in fase avanzata, quindi che non rispondono più alle tradizionali terapie.
“Abbiamo creato un punto di riferimento importante in ambito ospedaliero, sia per i malati che per i loro familiari – afferma il direttore Luchetti – Sono orgoglioso di dire che nella nostra regione l’Hospice DS 66 ‘La casa di Lara’ è il miglior distretto con personale altamente formato, in cui il paziente viene accolto e assistito da un’equipe di medici, infermieri, psicologi che si prende cura non solo del dolore fisico e dei sintomi, ma anche dell’aspetto psicologico, sociale e spirituale, con l’intento di migliorare la qualità della vita sia del paziente che deifamiliari”.
Dunque una serie di servizi offerti sul territorio salernitano, che prevede assistenza in un ambulatorio per la terapia del dolore, assistenza domiciliare e ricovero.
“Il punto di forza dell’Hospice è sicuramente la formazione del personale, soprattutto di infermieri che oltre alle capacità tecniche, devono stabilire un rapporto umano con il paziente in modo da rilevare i bisogni e pianificare l’assistenza – afferma Antonio Apicella – Al momento l’Hospice ospita 12 pazienti, ma stiamo lavorando per ampliare la struttura. Invece la rete domiciliare segue circa 50 pazienti”.
Inoltre il personale sanitario è affiancato da un team importante di associazioni di volontariato nel settore specifico delle cure palliative, dedito a svolgere attività di sostegno, svago e sollievo psicologico del malato e dei loro familiari.
“Il messaggio che vogliamo dare è quello di evitare la sofferenza al paziente – conclude Maurizio Pintore – Bisogna eludere il dolore perché mina anche la stabilità psichica del paziente”.
– Rosanna Raimondo –