Lettera aperta alla redazione di Silvia Pappafico.
Passeggiare, in questo periodo condizionato dalla diffusione del Covid-19, è diventato l’unico modo per muoversi, prendere una boccata d’aria, o semplicemente trovare un modo per distrarsi.
Camminando fuori dal circuito urbano, ci si aspetta di imbattersi in una vegetazione intatta e incontaminata, dove a fare da sfondo al nostro bisogno di muoverci siano: lo stormire delle foglie al vento, le distese di prati in fiore, i maestosi ulivi che caratterizzano il nostro paesaggio, paesaggio di cui dovremmo andare orgogliosi, che dovremmo amare, proteggere gelosamente, salvaguardare per noi e per le future generazioni e, perché no, anche per promuovere e incentivare il turismo che potrebbe essere una forma di investimento in termini non solo economici, ma anche sociali.
Purtroppo, però, soprattutto durante queste giornate che preannunciano l’arrivo della primavera, grazie alla quale ci si illude di godere del fascino seducente della natura, ai confini del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, invece, ci si ritrova di fronte a vere e proprie discariche a cielo aperto, in prossimità di luoghi frequentati da anziani, bambini e da chi vorrebbe godere del piacere di un momento di svago. È davvero indecente imbattersi in luoghi in cui si vedono resti di mobili, televisori, suppellettili e ogni sorta di rifiuto goffamente celati tra la vegetazione, in prossimità di uliveti i cui frutti e i cui prodotti andranno sulle tavole dei cittadini ignari. Cittadini che ignorano o che fingono di ignorare che contaminare il terreno significa avvelenarne i suoi frutti; ignorano o fingono di ignorare che anche a Sala Consilina c’è un servizio di raccolta differenziata porta a porta, che quotidianamente preleva davanti casa i rifiuti e per quelli ingombranti c’è un funzionante servizio municipale o un’isola ecologica comoda e facilmente raggiungibile.
Nelle mie passeggiate all’aperto, vedo discariche ovunque: in prossimità del centro urbano in località Costantinopoli, nella zona del Castello, ripulita quest’estate dai giovani, verso la zona cosiddetta del Fruscio, a Sant’Angelo, nella località della Levanza dove sgorga una sorgente che credevo incontaminata, il cui letto asciutto d’estate, perché l’acqua è deviata per irrigare i campi coltivati, e coperto di vegetazione mi ha dolorosamente svelato in questi mesi l’abbandono di ogni sorta di rifiuto, persino pneumatici gettati lì a contaminare quelle acque con cui saranno irrigati i nostri campi.
Eppure, sarebbe un luogo meraviglioso se salvaguardato, protetto e, se lasciato nel suo morfologico aspetto naturale, potrebbe essere fruibile liberamente da tutti e offrire uno spazio di spettacolare fascino che è dai più ignorato o sottovalutato.
Sala Consilina, che nel boom economico si è lasciata sedurre da una cementificazione smodata, che ha abbandonato la sua vocazione agricola e ha scelto l’implementarsi del commercio, l’esagerato espansionismo urbano, spero che riscopra se stessa, i suoi luoghi ancora colmi di bellezza e natura, i percorsi Frassati che offrono l’opportunità di coniugare salutari passeggiate a emozionanti paesaggi e viste sconfinate sul Vallo.
Se noi cittadini non amiamo e rispettiamo il nostro territorio, come pretendiamo che lo facciano gli altri? La salvaguardia del nostro ambiente è la salvaguardia di noi stessi. Quando capiremo che questo è un legame indissolubile, allora forse saremo salvi. Se non sarà troppo tardi!
– Silvia Pappafico –