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Rimborsi gonfiati su prestazioni sanitarie. Corte dei Conti condanna la Clinica Luccioni di Potenza e l’ex amministratore Di Marzo

redazione 5 Novembre 2021

Risarcimento di oltre 7 milioni di euro a favore della Regione Basilicata. E’ questa la sentenza della Corte dei Conti della Basilicata emessa ai danni della Clinica Luccioni di Potenza e di Walter Di Marzo, già amministratore della stessa struttura, finita tra il 2018 e 2019 al centro di un’indagine della Procura di Potenza su rimborsi “gonfiati”, che portò nel marzo 2018 all’arresto di quattro persone, lo stesso Di Marzo e tre medici, due potentini e un salernitano.

L’accusa mossa nei confronti di Di Marzo è quella del danno erariale individuato dalla Procura contabile regionale, relativamente ad alcune irregolarità di rimborso delle prestazioni fornite dalla Clinica Luccioni (struttura privata convenzionata) tra il 2014 e il 2016. Anamalie che sono emerse a seguito dei controlli fatti da una apposita commissione che l’Azienda Sanitaria Locale di Potenza (Asp) nominò all’inizio del 2017, dove emersero incongruità sulle schede di dimissioni ospedaliere dei pazienti.

Quasi ottomila le cartelle cliniche controllate anche durante la fase d’indagine. Inizialmente, le irregolarità sui rimborsi erano state stimate sui 12 milioni di euro, scese poi a 7,3 a seguito di ulteriori verifiche e ricalcoli. Per quanto riguarda invece la parte penale, la Procura mosse nei confronti degli indagati l’accusa di aver messo in atto un collaudato sistema di truffe ai danni dell’Azienda Sanitaria Provinciale, indicando nelle cartelle cliniche interventi e procedure mai eseguite o complicazioni inesistenti, in oltre cento casi, come da indagini portate avanti dai Carabinieri del Nas. Per quanto riguarda la sentenza della Corte dei Conti (presidente Vincenzo Maria Pergola, consigliere relatore Giuseppe Tagliamonte e consigliere Federico Pepe), è stato disposto che qualora la somma di 7,3 milioni di euro non venga recuperata, si possa procedere a far pagare parte della somma ad altri due medici dell’Asp, condannati in via sussidiaria.

 

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