Monsignor Antonio Di Donna, Presidenza della Conferenza Episcopale Campana, interviene in merito ad un comunicato della CEI di ieri che parla anche delle processioni, concludendo che “per via della varietà di tradizioni e di prassi, non è possibile fornire indicazioni valide e puntuali per tutte le chiese locali”.
Lo stesso comunicato trasmette in allegato la Circolare ministeriale nella quale si afferma che “il Comitato ebbe a richiamare anche per i riti religiosi che prevedono una processione (…) il rigoroso rispetto delle misure precauzionali al fine di evitare ogni tipo di aggregazione o assembramento dei fedeli” e ad evidenziare come l’applicazione di tali raccomandazioni dovesse “avvenire sotto la diretta responsabilità delle autorità sanitarie, civili e religiose“.
Il Comitato ritiene, allo stato, “di dover confermare le indicazioni già fornite per le cerimonie religiose. Per quanto riguarda le processioni, evidenziata la notoria idoneità di tali cerimonie a costituire occasione di propagazione del contagio, il Comitato ritiene che, ferma restando, nella misura del possibile, l’esigenza di evitare assembramenti, non si possa derogare alla rigorosa applicazione delle regole già previste per la circolazione all’aperto“. Pertanto, dal momento che alcuni Vescovi hanno chiesto che si adotti una linea unitaria per le Diocesi della Campania e dal momento che sul territorio regionale l’unica modalità della processione è quella tradizionale, che prevede assembramento di fedeli, viene mantenuta la disposizione vigente che vieta le processioni.
“A meno che non si voglia seguire una modalità diversa della processione – continua Monsignor Di Donna – come previsto dallo stesso Comunicato della CEI (cioè una modalità ‘a stazioni’, in cui solo un piccolo gruppo percorre il tragitto, mentre i fedeli partecipano ad alcuni tratti dell’itinerario in chiesa o all’aperto). Ma l’attuazione di questa modalità nella nostra regione mi sembra improbabile. Comunque e sempre, tutto deve avvenire sotto la diretta responsabilità delle autorità sanitarie (ASL), civili (Sindaco) e religiose“.