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Piano Sanitario Regionale 2026–2030 in Basilicata. La Fials:”Contiene numerose criticità da affrontare”

Chiara Di Miele 5 Aprile 2025

“Il Piano regionale integrato della salute e dei servizi alla persona e alla comunità 2026-2030 insieme ad alcuni punti di forza contiene numerose criticità da affrontare. Per rendere la sanità lucana più equilibrata, efficiente e a misura di persona la Fials propone un’alleanza concreta tra istituzioni, operatori e cittadini”. E’ quanto sostiene Luciana Bellitti, Segretaria Regionale Fials Basilicata.

“Il Documento Programmatico – aggiunge – è straordinario sotto diversi aspetti, in quanto delinea sette macro-obiettivi per migliorare il benessere generale, garantire un accesso equo alle cure, accrescere qualità ed efficienza, promuovere l’innovazione e coinvolgere i cittadini, il tutto sfruttando appieno il PNRR. Tuttavia, non possiamo ignorare criticità decisive: la mobilità passiva, che pesa per circa 69 milioni di euro l’anno, e le liste d’attesa più lunghe della media nazionale, la carenza di nefrologi in Basilicata che ostacola l’avvio o il potenziamento dei centri dialitici. In aggiunta, la dialisi peritoneale, che potrebbe ridurre i ricoveri ospedalieri e migliorare la qualità di vita dei pazienti, non è ancora abbastanza diffusa. Ulteriore elemento di fragilità è la carenza di personale, soprattutto infermieri di comunità, specialisti ambulatoriali e operatori sociosanitari, che compromette l’erogazione omogenea dei LEA e rende arduo rispettare gli standard previsti dal DM 77/2022. Ciò non solo aumenta i costi per la mobilità passiva, ma anche il disagio per i pazienti e le loro famiglie che devono affrontare viaggi lunghi e soggiorni lontano da casa per ricevere le cure necessarie. Sono necessari investimenti nella formazione e nel reclutamento del personale sanitario, nonché nella riorganizzazione dei servizi sanitari per garantire una distribuzione più equa delle risorse e delle competenze”.

Le proposte programmatiche della Fials concerono la mobilità passiva e le liste attesa. Molte famiglie lucane vivono con preoccupazione la mobilità passiva e le liste d’attesa troppo lunghe: “Serve un piano straordinario che preveda prestazioni aggiuntive nelle fasce serali e nel weekend, integrando pubblico e privato accreditato in modo trasparente e ben regolamentato. Poi bisogna migliorare il CUP unico regionale, che esiste già ma va reso più efficiente e facile da utilizzare così da semplificare e velocizzare le prenotazioni, offrendo chiarezza sui tempi di attesa. Infine, puntare su poli di eccellenza (per esempio in oncologia, cardiologia-riabilitazione e ortopedia protesica) aiuterebbe a trattenere i pazienti in Basilicata. Trasparenza e dati aggiornati sulle liste d’attesa rimangono le armi fondamentali per riconquistare la fiducia dei cittadini” afferma Bellitti.

I progetti di Case della Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali (COT) sono tasselli fondamentali per radicare l’assistenza sul territorio. Le Case della Comunità assicurano orari estesi e team multiprofessionali a stretto contatto con i cittadini. Gli Ospedali di Comunità rispondono alle necessità dei pazienti post-acuti e cronici stabilizzati, valorizzando soprattutto la figura dell’infermiere. Le Centrali Operative Territoriali, operative 24 ore su 24, hanno il compito di coordinare la telemedicina, l’ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) e le dimissioni protette, garantendo percorsi assistenziali più fluidi. “Senza un adeguato potenziamento del personale – aggiunge – rischiamo di non sfruttare fino in fondo queste opportunità, specialmente nelle zone montane o periferiche”.

“Dobbiamo ripartire dalle persone: servono assunzioni e formazione mirata per colmare le carenze di infermieri di comunità, specialisti ambulatoriali e operatori sociosanitari, senza dimenticare il personale tecnico-amministrativo. In parallelo, va rafforzata la collaborazione con l’Università degli Studi della Basilicata (l’unica presente in regione), introducendo master e corsi specifici su telemedicina, cronicità e salute mentale. Serve anche incentivare chi lavora in aree disagiate, magari attraverso vantaggi economici o percorsi di carriera più rapidi” continua.

Per il servizio 118, secondo la Fials è necessario rinnovare l’intero parco ambulanze, poiché molti mezzi sono vecchi e obsoleti, inadeguati agli standard di un servizio moderno. Nel 118 di Basilicata occorre un sistema strutturato di ambulanze dotate di tecnologie all’avanguardia, come la telemedicina e l’intelligenza artificiale, così da assistere il paziente fin dai primissimi istanti e trasmettere i parametri vitali alla Centrale Operativa in tempo reale.

Gli screening rappresentano il primo argine contro molte patologie gravi: “Il nostro auspicio è che la Regione Basilicata investa risorse e progetti specifici per rafforzare la rete degli screening, renderli più capillari e semplificare l’accesso ai programmi di prevenzione, soprattutto nelle zone periferiche”.

“Nessuna riforma funziona senza professionisti competenti, motivati e riconosciuti – afferma Bellitti -. Gli infermieri di famiglia e di comunità rappresentano l’anello di congiunzione tra ospedale e territorio, contribuendo a ridurre i ricoveri inappropriati e a gestire la cronicità in maniera proattiva. Vale lo stesso per ostetriche, fisioterapisti, logopedisti e altre figure essenziali nei percorsi di prevenzione e riabilitazione. Gli ambulatori infermieristici e i cosiddetti nurse-led clinics sgravano liste d’attesa e pronto soccorso, promuovendo al contempo l’autonomia professionale. Sono modelli di innovazione e prossimità che danno risultati concreti”.

 

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