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Petrolio in Val d’Agri.Gli esperti:”Nessun allarme sanitario da studio effettuato a Viggiano e Grumento”

Chiara Di Miele 15 Dicembre 2017

“In perfetta buona fede scientifica, possiamo dire che in Val d’Agri non c’è nessun allarme sanitario“. Queste le parole pronunciate ieri a Potenza dal professor Gianfranco Tarsitani, docente di Sanità pubblica all’Università La Sapienza e tra i quattro esperti interpellati dall’Eni per esaminare e fare osservazioni sulla Valutazione di impatto sanitario (Vis) elaborata nei mesi scorsi da un team guidato dal professor Fabrizio Bianchi.

In seguito alla Valutazione era stata indicata la presenza di “associazioni di rischio” tra l’attività petrolifera svolta in Val d’Agri e la salute pubblica. Oltre a Tarsitani anche Loredana Musmeci, già capo dipartimento Ambiente e Salute presso l’Istituto Superiore di Sanità e autrice delle linee guida VIS dell’ISS, Leonardo Palombi, direttore del Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione all’Università di Roma Tor Vergata, e Paolo Boffetta, direttore dell’Istituto di Epidemiologia Mount Sinai School of Medicine di New York, hanno svolto osservazioni e controdeduzioni durante l’incontro che l’Eni ha avuto con la stampa per esaminare e rendere note nuove osservazioni sullo studio sulla salute nei Comuni di Viggiano e Grumento Nova.

Gli esperti interpellati hanno spiegato che lo studio riguardante Viggiano e Grumento Nova non ha le caratteristiche scientifiche per essere considerata una Vis. Viceversa, esaminando dati Istat, il team dell’Eni ha osservato un eccesso di mortalità cardiovascolare nella zona del Centro Olio di Viggiano che risale a prima dell’apertura dello stabilimento. Successivamente la mortalità fino al 2014 è diminuita a Viggiano, Grumento Nova e in molti altri Comuni lucani, mentre sono rimaste invariate le malattie respiratorie. Inoltre gli studiosi hanno rilevato che, dal punto di vista dei tumori, a Viggiano e a Grumento il dato non è superiore a quello nazionale, né prima né dopo l’apertura del Centro Olio. Inoltre gli esperti hanno sottolineato come lo studio reso noto a settembre non prende in considerazione tutte le fasi fondamentali di una Vis e quindi non è coerente con i canoni standard di una Valutazione di impatto sanitario rispetto alle indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità.

Dopo aver illustrato la mancanza di un collegamento tra le attività estrattive e alcune patologie nell’area della Val d’Agri e più in generale in Basilicata (sulla base di dati Istat), sono stati esaminati i livelli di alcuni inquinanti ambientali (diossido di azoto,anidride solforosa, Pm10, Pm2.5 e benzene) a Viggiano, Grumento e in alcune grandi città italiane, come Torino, Roma, Milano e Napoli. Dai raffronti emerge che i valori medi di concentrazione dei due centri lucani sono molto più vicini a quelli delle aree rurali che a quelli delle aree urbane. Confrontando infine lo studio con alcune ricerche condotte a livello europeo, come l’Escape (Europeanstudy of cohorts for air pollution effects), considerato il più esaustivo per valutare gli effetti sulla salute dell’esposizione a inquinanti aerodispersi, è stato sottolineato che i risultati sono incompatibili in quanto non si tiene conto dei fattori esterni né dei dati e dei trend storici. Di conseguenza, non è possibile stabilire un rapporto di causa-effetto coerente con i dati acquisiti.

Eni ha ribadito infine la massima disponibilità alla cooperazione e al confronto con la comunità scientifica.

– Chiara Di Miele –

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