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‘Ndrangheta e Vallo di Diano. Al processo “Frontiera” chiesti 48 anni per tre uomini di Sala Consilina

Chiara Di Miele 12 Giugno 2019

Oltre 400 anni di carcere è la somma delle pene richieste ieri, nelle aule del Tribunale di Paola, dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e dal pm Romano Gallo della Dda di Catanzaro per i 39 imputati (che hanno optato per il rito ordinario) coinvolti nel processo “Frontiera”.

Il procedimento prende il nome dall’omonima operazione condotta nel luglio del 2016 dai Carabinieri del ROS in Calabria, Campania, Basilicata e Lombardia. I militari dell’Arma diedero esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro su richiesta della locale Dda, nei confronti di 58 persone indagate per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina, usura, illecita concorrenza con violenza e minaccia ed altri delitti. Coinvolte nell’operazione anche quattro persone del Vallo di Diano, Vito e Cono Gallo, padre e figlio, Enzo Casale e Fabrizio Vitale, tutti e quattro di Sala Consilina.

I due pm hanno chiesto al collegio giudicante, presieduto da Alfredo Cosenza con a latere Vincenzo D’Arco e Rosamaria Mesiti, una pena di 24 anni per Vito Gallo, di 13 anni per Enzo Casale e di 11 per Cono Gallo. Per Fabrizio Vitale, invece, è stata chiesta l’assoluzione.

20 anni sono stati invece chiesti per Franco Muto, il “re del pesce”, reggente del clan di Cetraro che porta il suo cognome e già detenuto con il 41 bis. Il clan monopolizzava fino al dettaglio la commercializzazione dei prodotti ittici, i servizi di lavanderia industriale delle strutture alberghiere e la vigilanza dei locali d’intrattenimento. Le indagini hanno documentato un importante traffico di stupefacenti che, sotto il controllo di Muto, riforniva di cocaina, hashish e marijuana le principali località balneari della costa tirrenica. Negli anni ’90 la Polizia evidenziò che quasi l’80% delle attività commerciali della costasi riforniva esclusivamente dai Muto e che non c’era contrattazione, perchè la fornitura di pesce arrivava e si doveva pagare. In quel periodo Muto viveva a Sala Consilina in soggiorno obbligato e, in un’operazione congiunta tra le forze dell’ordine, fu arrestato nel 1992 nella struttura che lo ospitava nella frazione Trinità. Durante il suo soggiorno a Sala Consilina iniziò a mettere radici anche nel Vallo di Diano.

Presenti in aula per difendere i tre imputati valdianesi l’avvocato Domenico Amodeo per i Gallo, l’avvocato Loreto Zozzaro per Casale e l’avvocato Maurizio Vetere del Foro di Cosenza per Vitale.

– Chiara Di Miele –


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