E’ stata chiesta la costituzione di parte civile per due associazioni nel corso dell’udienza di questa mattina che si è tenuta nelle aule del Tribunale di Lagonegro e che doveva decidere per il rinvio a giudizio o meno di 7 medici che nello scorso mese di maggio erano stati iscritti nel registro degli indagati per la morte di Massimiliano Malzone, il 39enne di Montecorice che perse la vita l’8 giugno del 2015 nel Centro di Igiene Mentale dell’ospedale di Sant’Arsenio dove si trovava ricoverato in regime di Trattamento Sanitario Obbligatorio.
L’avvocato Michele Capano, che difende la famiglia Malzone, ha chiesto la costituzione di parte civile per il Comitato Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) e per il Centro Iniziativa Antipsichiatrica (costituitosi parte civile anche nel processo per la morte di Franco Mastrogiovanni). Il giudice Sorrentino ha rinviato l’udienza al 19 luglio, data in cui scioglierà la riserva sulla richiesta del legale. Richiesta che non riguarda i familiari di Malzone perchè stanno agendo in un separato giudizio civile.
Lo scorso anno il Gip presso il Tribunale di Lagonegro aveva respinto la richiesta di archiviazione delle indagini sulla morte di Malzone avanzata dal pm, disponendone ulteriori in merito all’ipotesi di omicidio colposo. Erano stati i familiari del 39enne cilentano a chiedere, in un primo momento, al sostituto procuratore di disporre nuove indagini, mentre nel 2017 si sono fermamente opposti alla richiesta di archiviazione.
Massimiliano Malzone morì dopo 12 giorni di TSO. Ai parenti fu consegnato uno zaino contenente delle maglie intime sporche di urina. Questo aspetto li spinse a presentare denuncia e dalla relazione del medico legale Adamo Maiese emerse che il 39enne fu sottoposto a contenzione fisica, ma non continua e mai con il blocco di tutti gli arti. La famiglia, fin da subito, ha preteso di sapere se questo regime possa aver contribuito ad aggravare l’effetto dei farmaci, letali per il proprio caro. Malzone, infatti, morì in seguito ad un arresto cardiaco provocato dall’azione di una serie di medicinali che gli erano stati somministrati nel corso del ricovero.
I familiari hanno sempre fatto leva sull’incongruità tra la potente terapia farmacologica praticata sullo sventurato 39enne e la patologia degenerativa di cui soffriva, una paraplegia spastica ereditaria.
– Chiara Di Miele –
- Articolo correlato:
31/5/2018 – Perse la vita dopo un TSO all’ospedale di Sant’Arsenio. 7 medici indagati per la morte di Malzone