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Migliorare la tenuta idraulica del Vallo di Diano. Protocollo tra la Comunità Montana e il Consorzio di Bonifica

Chiara Di Miele 23 Febbraio 2024

Cambiamenti climatici, consumo del suolo, rischio idrogeologico, sostenibilità ambientale sono temi che, per la loro complessità e interconnessione, richiedono sempre più attenzione e forme di collaborazione da parte di quegli Enti più direttamente investiti di compiti di tutela e di crescita dei propri territori. In questa chiave va letto il protocollo di intesa sottoscritto tra la Comunità Montana Vallo di Diano e il Consorzio di Bonifica integrale Vallo di Diano e Tanagro.

L’intento dell’accordo è chiaro: unire le forze per meglio difendere il territorio dalle emergenze idrogeologiche, sia nei fenomeni franosi che in quelli alluvionali.

Il Vallo di Diano, nella parte valliva e di raccordo con le catene montuose che la circoscrivono, è un territorio “costruito”, affrancato cioè dagli ambienti paludosi e acquitrinosi grazie alla secolare opera della bonifica. Un territorio, quindi, che necessita di una costante attenzione di presidio e di manutenzione, soprattutto con lo scopo di mantenere in efficienza funzionale l’estesa e articolata rete idrografica di scolo, fatta di canali artificiali e di alvei naturali, che molto spesso è all’origine del disordine idraulico che purtroppo costituisce ancora oggi una piaga per quest’area.

“Insieme al Presidente della Comunità Montana Francesco Cavallone ci siamo ritrovati immediatamente sulla necessità di esplorare nell’ambito del dissesto idrogeologico un nuovo modello di intervento sul territorio, agendo non in ordine sparso e con una visione settoriale, così come avvenuto finora, ma mettendo a sistema capacità operative, professionalità tecniche ed esperienze specifiche dei due Enti per rafforzare le condizioni di sicurezza idraulica del nostro comprensorio e, al tempo stesso, per accrescere la qualità ambientale e paesaggistica del nostro sistema fluviale – dichiara Beniamino Curcio, presidente del Consorzio di Bonifica -. Oggi, grazie alla sinergia dei due Enti, si potrà intervenire su più corsi d’acqua e si potranno fare più lavori. Un vero e proprio investimento in prevenzione, che è assolutamente fondamentale in un territorio come il nostro di per sé fragile dal punto di vista idrogeologico, ma reso sempre più vulnerabile dall’accentuata variabilità climatica, dall’abbandono e dalle trasformazioni urbanistiche delle aree rurali“.

“Ho voluto che si concretizzasse questo accordo con il Consorzio di Bonifica – spiega il presidente dell’Ente montano Francesco Cavallone – ritenendolo opportuno per entrambi gli Enti, che potranno condividere una visione strategica in ordine alle criticità da affrontare e alle priorità d’intervento e utile per i cittadini ai quali potranno essere date risposte più immediate e più efficaci  in termini di sicurezza idraulica. Porteremo in questa collaborazione tutta l’esperienza dei nostri cantieri forestali, che sicuramente si rivelerà positiva, soprattutto con riferimento alle attività di riqualificazione naturalistica del reticolo idrografico”.

Sottoscritto il protocollo di intesa, si entrerà da subito nella fase operativa dell’accordo con l’organizzazione delle squadre d’intervento, che saranno opportunamente dislocate in tutti i territori dei Comuni del comprensorio. Le attività gestionali saranno dirette dal dottor Donato Natiello, Responsabile dell’Ufficio Forestazione della Comunità Montana, e dall’ingegnere Mariano Alliegro, Direttore Generale del Consorzio.

L’auspicio è che tale protocollo d’intesa possa rappresentare una spinta per coinvolgere in questo percorso di collaborazione anche i Comuni, stante le strette interconnessioni del reticolo idraulico con i contesti urbanizzati. Ma sarebbe anche auspicabile che si sviluppassero ulteriori sinergie istituzionali per tenere insieme sicurezza territoriale e sviluppo. Si avverte, infatti, l’esigenza di ridisegnare il futuro dell’area attraverso una nuova stagione progettuale concertata, capace di farsi carico delle pressanti sfide ambientali e climatiche e, al tempo stesso, della valorizzazione dei vantaggi competitivi del territorio, a partire dalle ricchezze culturali e ambientali e dalla stessa agricoltura.

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