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L’oliva cornacchiola di Vietri di Potenza entra a far parte dell’elenco dei Prodotti del Ministero

Claudia Monaco 2 Marzo 2020

L’oliva cornacchiola, una tipologia presente sul territorio di Vietri di Potenza, insieme alle olive seccate di Cornacchiola e le olive secche sott’olio, sono entrate ufficialmente a far parte nell’elenco dei Pat, i Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

La notizia è trapelata dopo la pubblicazione della Gazzetta Ufficiale dove in un supplemento si fa riferimento ad un aggiornamento dell’elenco dei Pat del Ministero e quindi dell’inserimento dell’oliva cornacchiola dopo che il Comune di Vietri di Potenza aveva avviato e portato a termine l’iter richiesto per questo riconoscimento per il tramite dell’Alsia, l’Agenzia Lucana di Sviluppo e innovazione in Agricoltura.

Come detto, la cornacchiola è un tipo di oliva presente sul territorio vietrese, comune insignito dal titolo di “Città dell’Olio”, dove tutte le famiglie possiedono almeno diverse decine di piante di ulivo. La resa in olio della cornacchiola è elevata e la sua raccolta è consigliata per gli inizi di novembre onde prevenire danni dovuti ad attacchi da mosca e per mantenere elevate le caratteristiche qualitative degli oli. È un tipo di oliva resistente a stress abiotici, sensibile alla mosca e all’occhio di pavone, meno alla rogna. L’olio si presenta dalle caratteristiche compositive e sensoriali interessanti.

Ciro Nappi, appassionato di storia economica del territorio, insieme all’Amministrazione comunale è stato tra i promotori di una iniziativa proprio sul tema tenutasi a Vietri ad inizio gennaio e tra le persone che hanno curato l’inserimento del prodotto vietrese nell’elenco dei Pat.

“Si spera – ha dichiarato il sindaco Christian Giordano – che questo importante risultato possa stimolare la diffusione della varietà cornacchiola negli uliveti del territorio e, insieme, contribuire a far conoscere la bontà delle olive seccate realizzate secondo la ricetta vietrese”.

 – Claudio Buono –

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