Michele Vitiello, 42enne originario di Casalbuono, tra i protagonisti su Rai 3 del programma “Da quel giorno”.
Vitiello, ingegnere forense che vive a Brescia, è stato in coma in Terapia Intensiva dopo essere risultato positivo al Covid lo scorso anno.
Il programma parla di salvezza e di rinascita proprio quando tutto sembrava irrimediabilmente perduto. Storie di sopravvissuti che si sono trovati in mezzo ad un evento drammatico che ha per sempre cambiato la loro vita. Spesso, inaspettatamente, in meglio. Durante il programma il 42enne ha anche raccontato la sua infanzia a Casalbuono prima di intraprendere gli studi e trasferirsi definitivamente per diventare una persona di successo.
Il giorno che ha cambiato la vita di Michele è stato il 20 febbraio 2020, poche ore dopo l’annuncio del primo paziente positivo al Covid-19 in Italia. Il 42enne non sa ancora di essere positivo al virus, ha qualche sintomo influenzale ma quel giorno non rinuncia ad accompagnare i suoi bambini al lunapark. Dopo giorni di attesa, Michele viene trasferito al Poliambulanza di Brescia.
“La Zona Rossa era solo a Codogno, non ero stato in Cina – ha raccontato – non avevo altri sintomi oltre alla febbre, non pensavo al Covid. Non ero mai stato ricoverato, sono donatore di sangue, ho sempre avuto una salute di ferro quindi non immaginavo di aver contratto un virus così grave”.
Giunto in ospedale, Michele scopre di avere una polmonite bilaterale interstiziale: i medici comunicano che verrà intubato e indotto al coma farmacologico.
“Davanti al responso medico rimango allibito – ha raccontato ancora – e per questo chiedo se mi trovo pericolo di vita. La risposta è sì”.
Nel corso della puntata, il 42enne ha inoltre raccontato della vicinanza di un infermiere, Alfonso, anche lui emigrato dal Sud, che nel difficile periodo della degenza lo ha accompagnato e supportato: “Mi ha dato conforto, mi sono sentito a casa e ho rivisto le mie origini, è stato il mio angelo custode”.
“Chiudo gli occhi e scivolo in un sogno di 15 giorni – continua a raccontare – ho vissuto una seconda vita parallela. Non vedevo una persona che stava morendo, ma una persona che stava vivendo un’altra vita. Dopo 15 giorni non avevo riaperto gli occhi ma ho sentito le voci degli infermieri che mi chiamavano e che mi dicevano ‘ce l’hai quasi fatta, dai Michele'”.
Sospeso tra la vita e la morte, Michele vince la sua battaglia. In tantissimi avevano pregato per lui oltre a mandare messaggi di sostegno: “Dopo aver visto i miei figli, ho ricominciato la mia seconda vita facendo cose che non avevo mai fatto”.
Tra le varie scelte, ha deciso di ristrutturare una casa a Capitello e durante la quarantena ha avviato tutte le procedure per poterla mettere a nuovo. Il 4 maggio 2020 sono iniziati i lavori ed oggi è diventata una villetta efficiente e funzionale.
“La scorsa estate è stata la più bella della mia vita – ha concluso – questa casa ha accolto me e i miei bambini, siamo stati nelle bellezze del Cilento e abbiamo assaporato un senso di libertà che mancava da tempo”.
Alla fine del programma, Michele ha letto una lettera dedicata ai suoi genitori: “Sono partito da Casalbuono ma porto con me le mie solide origini, grazie alla vostra educazione posso andare avanti con umiltà e impegno. Mi dispiace che la vita ci tenga lontani ma con il cuore siamo vicini. Vi ringrazio per quello che avete fatto per me, da oggi io comincio la mia seconda vita”.