L’Asl Salerno nella giornata dedicata alla campagna di sensibilizzazione sull’ictus cerebrale ha sottolineato l’impegno collettivo che tutti gli operatori sanitari stanno ponendo nella lotta a questa patologia globalmente in forte ascesa e con elevata mortalità: circa 6,5milioni di persone nel mondo ogni anno perdono la vita a causa di un ictus.
I dati OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) del Global Health Observatory 2016 sulle stime dei decessi dimostrano che la cardiopatia ischemica e lo stroke, nella “Top Ten”, occupano rispettivamente il primo e secondo posto con 15,2 milioni di morti.
Lo share delle morti per ictus nel 2013 è risultato in Italia pari a 9,75% rispetto al valore 12% del 2000: oggi dei 200mila casi di ictus che si verificano ogni anno in Italia, nell’80% dei casi il paziente sopravvive, ma oltre 50mila pazienti perdono l’autonomia.
I costi collettivi dell’ictus sono stati valutati dallo studio condotto dall’Associazione ALICe in 3,7 miliardi di euro, di cui un terzo per il trattamento in fase acuta e due terzi generati dalla disabilità. E questo costo non tiene conto delle molte altre spese di carattere sanitario e sociale e delle assenze dal lavoro, sostenute in vario modo dalle famiglie e dalle Istituzioni. In Campania gli ultimi rilievi epidemiologici riportano un totale di 12mila casi di stroke, di cui 9mila di origine ischemica, con una mortalità ancora tra le più alte in Italia.
Nell’Asl Salerno dai dati desunti dalle schede di dimissione di pazienti dai Presidi Ospedalieri, nel 2017 vi sono stati 1521 dimessi, di cui 939 di origine ischemica e 582 di origine emorragica. In quest’anno la Rete Tempo-Dipendente per il trattamento dell’ictus ha avuto un forte impulso nella Provincia di Salerno e ne sono testimonianza le due “Stroke Unit” operanti in regime H 24: una presso l’Azienda San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona e l’altra presso Nocera-Pagani.
Importante anche l’implementazione del trattamento mediante terapia trombolitica endovenosa, entro le 4/5 ore dal sintomo e dopo valutazione clinica e radiologica che consentirà di ridurre ulteriormente i livelli di mortalità e migliorare così la prognosi nei pazienti.
Due i punti di ulteriore impegno, altrettanto importanti nel risultato del percorso assistenziale per il paziente colpito da ictus ischemico: la precoce diagnosi iniziale, che sarà tanto più facile da realizzare quanto più conosciuti saranno i subdoli segni clinici iniziali della malattia, questo nella popolazione così come tra gli addetti; l’altrettanto veloce inizio del trattamento riabilitativo con un rapporto ospedale-centri riabilitativi con degenza, che renda quanto più precoce possibile le dimissioni.
– Claudia Monaco –