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Farmacia 3.0 – ansia, nuove possibilità di cura

Claudia Monaco 30 Dicembre 2016

https://c1.staticflickr.com/1/660/31869717041_211ff81ae2_b.jpgQuando si ha a che fare con l’ansia l’idea di dover assumere dei farmaci può gettare ancora di più nel panico a causa dei possibili effetti collaterali dei loro principi attivi, variabili dalla sonnolenza a vere e proprie crisi di astinenza. Il problema potrebbe essere risolto da una nuova classe di molecole testate alla Vanderbilt University (Nashville, Stati Uniti) in una serie di esperimenti sui topi i cui risultati sono stati pubblicati su Nature Neuroscience.

Il bersaglio naturale di queste molecole è l’enzima COX-2, una delle molecole che vengono attaccate anche dall’aspirina e da altri farmaci antinfiammatori non steroidei. La funzione di questo enzima è quella di produrre molecole che stimolano l’infiammazione, ma è noto da tempo che la sua inibizione ha un effetto collaterale desiderabile in chi soffre di ansia: l’attivazione degli endocannabinoidi, le molecole prodotte dall’organismo che attivano nel cervello gli stessi recettori stimolati dai principi attivi presenti nella marijuana. In effetti questi recettori giocano un ruolo importante nel controllo dello stress e dell’ansia.

Purtroppo, però, partecipano anche a molti altri processi e la loro attivazione potrebbe portare a diversi effetti collaterali, ad esempio a livello gastrointestinale. Le molecole sperimentate nei topi alla Vanderbilt University, che non sono altro che degli inibitori modificati di COX-2, riescono a contrastare i sintomi dell’ansia attivando gli endocannabinoidi senza dare nessun effetto collaterale a livello gastrointestinale. Non solo, dato che queste molecole non bloccano la produzione di prostaglandine i ricercatori sono ottimisti anche sulla possibilità che non abbiano gli stessi effetti collaterali a livello cardiovascolare associati all’assunzione dei Fans.

Oltre ad ipotizzare un possibile utilizzo di queste molecole nel trattamento dei sintomi dell’ansia, ma la conferma della fattibilità di questo approccio arriverà solo dopo opportuni studi clinici ancora da condurre, i ricercatori pensano già ad altre potenziali applicazioni dell’attivazione degli endocannabinoidi inibendo selettivamente COX-2, ad esempio nel trattamento del dolore e di disturbi del movimento.

Bibliografia: www.lastampa.it – www.abcarticulos.it – www.benessereblog.it – www.mammedomani.it


– Farmacia 3.0 – a cura del dott. Alberto Di Muria –


 

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