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Emergenza cinghiali e indennizzi per danni. Il Presidente del Parco Nazionale: “Non abbasseremo la guardia”

Chiara Di Miele 15 Aprile 2025

Il Presidente del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni Giuseppe Coccorullo interviene in merito all’emergenza per la presenza di cinghiali che già da qualche anno investe l’Italia intera, non a caso le cronache dei media nazionali segnalano la presenza degli ungulati anche all’interno delle città metropolitane.

Il Parco Nazionale per farvi fronte, nei limiti consentiti dalla normativa vigente, ha messo in campo diverse azioni al fine di contenere la presenza del cinghiale nell’area di competenza. Già dal 2017, in coerenza con le linee guida predisposte dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente, ha predisposto un Piano d’azione finalizzato a ridurre numericamente la popolazione di cinghiali per ricomporre gli equilibri naturali della specie. Ha formato e abilitato altri 300 selecontrollori in aggiunta ai 230 già operativi dal 2018 e ad oggi i capi abbattuti sono circa 8.605.

Negli ultimi quattro anni è stata deliberata dal Consiglio Direttivo dell’Ente la concessione di contributi per un importo di 600.000 euro per l’installazione di recinzioni elettrificate a protezione dei campi coltivati. Ciò a dimostrazione che da parte dell’Ente l’attenzione sull’emergenza è stata sempre massima.

Ma l’aspetto più rilevante e articolato è stata l’organizzazione della filiera per la commercializzazione della carne di cinghiale. A Felitto, Roscigno, Cuccaro Vetere e Morigerati sono stati realizzati quattro centri di raccolta dei capi abbattuti da parte dei selettori, dotati di celle frigo. Con bando pubblico rivolto agli operatori economici del settore è stato individuato un centro di lavorazione della carne di selvaggina in grado di ritirare i capi abbattuti, conferiti presso i centri di raccolta dai selecontrollori ai quali è riconosciuto un rimborso spese da parte dell’operatore economico.

“L’Ente Parco ai sensi dell’art. 15, comma 3 della Legge n. 394/91 è tenuto ad indennizzare esclusivamente i danni provocati dalla fauna selvatica al patrimonio agricolo e zootecnico – spiega il Presidente -. L’indennizzo viene determinato sulla base dei prezzi all’origine ISMEA a cui l’Ente è obbligato per direttive ministeriali. Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni non ha alcuna competenza sulla presenza di cinghiali nei centri abitati. Infatti, l’art. 19 della Legge 11/02/1992, n. 157, come sostituito dall’art. 1, comma 447, della Legge 29.12.2022, n. 197, stabilisce che ‘Le Regioni per la tutela della biodiversità, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali e ittiche e per la tutela della pubblica incolumità e della sicurezza stradale provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto”.

“Il Parco non abbasserà la guardia di fronte all’emergenza, lo dimostrano le tante azioni intraprese, le risorse economiche impegnate e gli indennizzi liquidati – conclude Coccorullo -. Purtroppo l’azione di selecontrollo ha subito un rallentamento a causa delle restrizioni impartite dal Commissario governativo per la Peste Suina Africana, che sembra in via di soluzione nel giro di pochi mesi con il raggiungimento completo dell’obiettivo di depopolamento dei cinghiali, previsto dal Piano approvato dal Commissario“.

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