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Decidere le prestazioni delle strutture accreditate partendo dal fabbisogno. La delibera dell’ASL Salerno

Annamaria Lotierzo 12 Giugno 2023

“Sembra un normale atto burocratico ma potrebbe essere una vera rivoluzione a favore dei cittadini, in particolare per la riabilitazione. Parliamo della delibera numero 587 del 18 maggio, firmata dal Direttore Generale della ASL di Salerno Sosto e relativa alle COM (Capacità operative massime) delle strutture accreditate”, esordisce il Comitato Diritto alla cura, promotore della legge popolare per la cura dei disabili gravi, che chiarisce le novità.

“Ogni struttura che opera per la Asl, ad esempio un centro di riabilitazione, ha un limite massimo di prestazioni che può erogare, le cosiddette COM, ed è stabilito sulla base di una serie di criteri, dal personale alle attrezzature. Verificarle periodicamente è un fatto ovvio, di routine. La novità è importantissima – spiegano i componenti del Comitato – perché finalmente e per la prima volta con questa delibera si mette al centro la necessità di valutare il fabbisogno, ovvero le esigenze reali del territorio e dei suoi cittadini. È un principio elementare, stabilito anche da tante sentenze del TAR, ma sempre disatteso. Se le COM vengono assegnate senza considerare il fabbisogno si creano disuguaglianze insopportabili tra i vari territori. Basti pensare che nella ASL Salerno la spesa pro capite per la riabilitazione è di neanche 11 euro a Sapri e di quasi 63 euro a Sarno. Questo perché si parte dalle capacità attuale dei centri di erogare servizi invece di fare il contrario, ovvero partire dal fabbisogno”.

La delibera del Direttore Generale afferma questo principio, infatti impone “di avviare un processo di monitoraggio qualitativo/quantitativo sul fabbisogno assistenziale della popolazione connesso all’erogazione sia per tipologia che per quantità delle prestazioni prodotte dalle strutture accreditate”.

“In sostanza ribalta la vecchia logica a favore dei bisogni del cittadino. Ci sono gli strumenti per capire il fabbisogno? Ce ne sono molti. Innanzitutto le liste di attesa dei centri, di cui la ASL è in possesso. Poi ci sono le rilevazioni delle prescrizioni fatte dai medici prescrittori con i codici previsti dal nomenclatore tariffario riconosciuti dai LEA (Livelli essenziali di assistenza), c’è la cosiddetta mobilità passiva, ossia i pazienti costretti a farsi curare, a spese della ASL, fuori dalla regione, c’è poi la rilevazione delle patologie non acute registrate al pronto soccorso. Insomma, il problema non sono gli strumenti, è la volontà di utilizzarli”, continuano i membri.

“L’amministrazione ha dimostrato la sua ferma volontà stabilendo che la Commissione che dovrà occuparsi di tutto questo potrà avvalersi di altre competenze specialistiche, espleterà il suo lavoro fuori dall’orario di servizio, quindi senza ritardi dovuti al lavoro ordinario e addirittura con delle specifiche premialità – concludono – In sostanza il Direttore Sosto con questa delibera ha tracciato una strada chiara, ora tutti devono metterla in pratica. Bisogna vigilare perché ciò accada, perché la linea indicata dal Direttore Generale sia rispettata. Sarà compito di tutti, a partire dai cittadini. Noi, come Comitato, saremo in prima fila affinché un cambiamento così importante e necessario non resti incompiuto, e diventi un passo avanti sostanziale verso il diritto alla cura, in particolare dei disabili”.  

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