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Curiosità storiche valdianesi. Quattro secoli con i Sanseverino

redazione 19 Febbraio 2017

Una delle fortune storiche del Vallo di Diano è certamente il fatto che diverse sue città furono, tra Medioevo e Rinascimento, feudi della più nobile e potente famiglia del Regno di Napoli, i Sanseverino, che furono dapprima conti di Marsico e poi principi di Salerno.

Durante il suddetto periodo storico la presenza dei Sanseverino nel Vallo fu costante e determinante per lo sviluppo economico sociale e culturale del territorio. Nel 1306 il conte Tommaso II, che in quell’anno possedeva i feudi di Diano, Polla, Atena, Padula e Sala, fondò nel territorio padulese la Certosa di San Lorenzo.

Nella seconda metà del Quattrocento i Sanseverino, che intanto erano diventati per concessione regia principi di Salerno, fecero del Vallo di Diano una zona strategica per la loro politica antiaragonese, perseguita con tenacia dal principe Antonello, che nel 1485 organizzò nel suo castello di Diano la famosa Congiura dei Baroni contro Ferdinando I d’Aragona. Ma nel 1497 lo stesso principe ribelle fu protagonista di un fatto storico memorabile, allorché si trincerò nella suddetta fortezza per sostenere l’attacco delle truppe spagnole capeggiate da Federico I d’Aragona re di Napoli. Fu questo l’assedio di Diano, che, per la presenza, accanto al sovrano, degli ambasciatori delle maggiori potenze d’Italia, assunse un significato politico rilevante, di risonanza internazionale.

Con la sconfitta e l’uscita di scena di Antonello cominciò il declino del potente casato dei Sanseverino, che ebbe l’ultimo atto con la patetica figura del principe Ferrante, il quale, entrato in conflitto con il vicerè di Napoli Pietro di Toledo, fu costretto a fuggirsene dal Regno e a riparare in Francia, da dove non fece più ritorno.

Intorno ai Sanseverino ruotava la vasta schiera del ceto nobiliare del Vallo,  ricoprendo le cariche di governatori e giudici dei feudi. Non essendoci nel nostro territorio, la cui economia era sostanzialmente basata sulla pastorizia e sull’agricoltura, industrie e commerci rilevanti, i notabili locali traevano i loro proventi dai feudi esercitando le loro professioni di oculati amministratori, i quali peraltro erano ingaggiati dai Sanseverino per operare non solo nel Vallo ma anche nelle zone più lontane (il Cilento, la stessa Salerno) possedute da questi potenti baroni. Gran parte di questi professionisti provenivano dal grosso feudo di Diano che comprendeva anche cinque casali, lungo un’area  da Sassano a Sant’Arsenio.

Ancora oggi Teggiano (l’antica Diano) mostra il suo volto monumentale di città sanseverinesca, nel Castello, nel complesso architettonico della SS. Pietà e nelle numerose chiese medievali in cui campeggia lo stemma dei Sanseverino, incastonato nel portale d’ingresso o nell’arco dell’altare maggiore.

– Arturo Didier – 


FONTE: A. DIDIER, La società del Cilento e del Vallo di Diano nei secoli XV e XVI, in “Il Cilento ritrovato”, Catalogo della Mostra, Napoli 1990, pp. 30-38.

 

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