Uno dei gravosi problemi che dovevano affrontare i valdianesi della seconda metà del Seicento, cioè negli anni della grande crisi economica che incombeva su tutto il Mezzogiorno, era quello di fornire al governo centrale i soldati da arruolare nel Battaglione Provinciale di Salerno. Ogni paese del Vallo doveva scegliere tra i cittadini quei giovani che fossero più adatti al maneggio delle armi e che non fossero figli unici in seno alla loro famiglia. Una volta individuati tali elementi si procedeva al sorteggio di quelli che dovevano obbligatoriamente arruolarsi nel suddetto Battaglione, sorteggio che veniva fatto pubblicamente in piazza, alla presenza delle autorità e dei cittadini che volessero assistere. Il numero di soldati di ogni paese era stabilito in base alla consistenza dei cosiddetti fuochi o nuclei familiari.
Un manoscritto dei Parlamenti di Diano (1652-1696), conservato nell’Archivio Carrano di Teggiano, ci consente di conoscere notizie autentiche sull’entità di questi arruolamenti. Ebbene, nella seduta del 21 luglio 1652 il Parlamento di Diano [Teggiano], tenendo conto che il paese ha 150 nuclei familiari, che corrispondono a 750 abitanti, delibera di inviare a Salerno 9 soldati a piedi e due a cavallo.
Certo, può sorprendere che Diano avesse in quell’anno un numero così esiguo di abitanti. Ma ciò era il risultato di una grave crisi che era imperversata nel Vallo, e in tutto il Mezzogiorno, nella prima metà del Seicento, crisi dovuta a diversi fattori: la devastante situazione economica, una serie di cattive annate agricole, l’inasprimento dell’oppressione baronale, che aveva portato alla famosa rivoluzione del 1647-48, che, iniziatasi a Napoli con i moti di Masaniello, si era diffusa, come moto antifeudale, in tutto il Regno, divampando anche nel Vallo di Diano. Per avere un’idea di quello che era successo basti dire, ad esempio, che mezzo secolo prima Diano aveva una popolazione di oltre 2000 abitanti. E questo calo demografico, naturalmente, si era verificato in quasi tutti i paesi del Vallo. Per fare qualche esempio, Atena era passata da 1500 abitanti a 500, Padula da 3500 a 2500, Sant’Arsenio da 1000 a 400, e via di seguito.
Tornando all’arruolamento nel Battaglione Provinciale possiamo calcolare, con l’aiuto delle fonti storiche, quanti soldati nel 1652 fornì al governo tutto il Vallo di Diano: circa 200, una bella cifra, che significava togliere al territorio una consistente e validissima forza di lavoro. Ma quali mansioni aveva questo Battaglione Provinciale, che probabilmente era acquartierato fuori Salerno, nei pressi di Giffoni. Certamente quello di pronto intervento per i casi segnalati dal governo attraverso l’Intendente provinciale. Facciamo un esempio. Allorché capitava che per tre anni di seguito un Comune non ottemperava, per qualsiasi ragione (spesso si trattava di assoluta povertà), a pagare i contributi dovuti alla Regia Camera, i soldati del Battaglione ricevevano l’ordine di recarsi in quel tale Comune e attuare il prelievo forzato di tale somma dovuta allo Stato. In che modo? Prelevando dalle case dei nobili danaro ed oggetti di valore, fino a raggiungere l’entità del debito. Naturalmente essi rilasciavano ai padroni di casa regolare ricevuta del danaro e degli oggetti prelevati. Ma generalmente il suddetto presidio militare serviva a mantenere l’ordine pubblico, a sedare ogni probabile tentativo di rivolta e ad intervenire contro il brigantaggio.
Tornando al Battaglione Provinciale, va detto, infine, che naturalmente i Comuni non potevano accampare motivi per evitare il suddetto arruolamento dei propri cittadini. Gli ordini del potere centrale erano indiscutibili. Ogni disobbedienza era punita severamente con la cattura, il processo, la condanna e la carcerazione del Sindaco e degli Eletti colpevoli di non aver eseguito gli ordini.
– Arturo Didier –
FONTE: F. VOLPE, Territorio e popolazione, in “Storia del Vallo di Diano”, Vol. III, Pietro Laveglia Editore, Salerno 1985.