Buonabitacolo è l’unico paese del Vallo di cui si conosce esattamente l’anno di fondazione, che è il 1333, allorché Guglielmo Sanseverino, conte di Marsico e figlio di quel Tommaso I che nel 1306 aveva istituito la Certosa di Padula, concesse a tre casalbuonesi la facoltà di stabilirsi con le loro famiglie su una terra da coltivare. Nell’atto notarile che sanciva la fondazione di un nuovo casale furono stabiliti “patti e condizioni” che regolavano la vita dei cittadini e il loro rapporto con i paesi confinanti. A questo casale fu dato il nome di Buonabitacolo in ragione della salubrità dell’aria, che lo distingueva dalle terre paludose che esistevano in altre zone del Vallo.
Così con queste tre famiglie contadine cominciava il viaggio storico di Buonabitacolo, paese che, nato sotto il dominio dei Sanseverino, passò in seguito, per concessione regia, ad una serie di famiglie nobili, finché poi, nel 1645, il Casale, che era accorpato al feudo di Padula, fu acquistato dalla locale Certosa di San Lorenzo.
Un “Apprezzo” (gettito fiscale) di questo feudo, compilato nel 1630 da un funzionario della Regia Camera della Sommaria, consente di conoscere alcuni aspetti della vita sociale ed economica di Buonabitacolo nella prima metà del Seicento. Apprendiamo così che il paese, che conta circa 2000 abitanti distribuiti in 400 nuclei familiari, è sotto il dominio della marchesa Agnese De Ponte ed ha un governatore, “il quale ha cura di guardare il Casale con gli baglivi di notte, e attengono così bene che non si sente mai nessun furto”.
L’amministrazione comunale è tenuta da un sindaco e da due consiglieri. Il paese vive di risorse agricole, che però non sono sufficienti, tant’è che si ricorre ad una emigrazione stagionale, per cui molti contadini “l’inverno vanno con vanghe in diversi luoghi del Regno e pigliano partiti di far fossi, argini e altri servitij; si ritornano poi a loro case la Pasqua e poi ritornano ad uscire il giugno a mietere, e con detta loro fatica si vanno industriando di camparno la famiglia e di pagare li pagamenti fiscali”. Ma a Buonabitacolo anche le donne fanno la loro parte, “poiché esse vanno a legnare, a zappare le vigne e li loro horticelli”.
In paese ci sono “due dottori in legge, un medico, un chirurgo, quattro notari, quattro giudici a contratto, dui barbieri, quattro sartori, sei mastrodasci, quattro ferrari e tre mastri di scola”.
In conclusione, come si vede, quella di Buonabitacolo, nella prima metà del Seicento, è una comunità di lavoratori che fanno di tutto per fronteggiare un’economia di pura sussistenza.
-Arturo Didier-
FONTE: “Padula e Buonabitacolo nel 1630. L’ “Apprezzo del feudo”, in A. SACCO, “La Certosa di Padula”, Roma Vol. III, pp. 129-138