È stata pubblicata la Relazione sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre del 2021, presentata al Parlamento dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Il documento è stato redatto dalla DIA, inquadrata all’interno del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ed è stato coordinato con il Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale. Da un lato si registrano meno azioni cruente e comportamenti in grado di provocare allarme sociale, dall’altro sussiste “la tendenza dei sodalizi mafiosi a una progressiva occupazione del mercato legale”.
La provincia di Salerno non avrebbe fatto registrare nel semestre significativi cambiamenti sotto il profilo degli equilibri e dei principali interessi delittuosi dei sodalizi d’area, mantenendo collegamenti con consorterie originarie del Napoletano e del Casertano. A carattere generale in tutto il territorio campano le organizzazioni troverebbero opportunità di arricchimento illecito anche a livello internazionale sfruttando il traffico di sostanze stupefacenti, il prestito a usura, le estorsioni, il commercio di prodotti contraffatti, l’esercizio abusivo del gioco e delle scommesse, le truffe assicurative, telematiche e a danno degli anziani nonché il traffico di beni culturali, i reati contro l’ambiente e le frodi fiscali attuate mediante la commercializzazione di prodotti petroliferi. Significativa è anche l’operazione “Febbre dell’oro nero” eseguita il 12 aprile 2021 dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza nei confronti di 41 indagati. L’indagine ha interessato la provincia di Taranto ma anche quelle di Salerno, Napoli, Caserta, Cosenza e Brescia portando ad una serie di sequestri preventivi finalizzati alla confisca di quote sociali, capitale e compendio aziendale di 9 società, nonché somme di denaro. Lo scenario criminale salernitano si presenta particolarmente disomogeneo e con aspetti che mutano in ragione delle peculiarità geomorfologiche, economiche e sociali tipiche dei contesti territoriali estremamente diversificati sui quali insistono i vari sodalizi. Si assiste all’esistenza di strutture che sono adattate alla situazione in cui esercitano la loro operatività.
Altre importanti attività investigative hanno ulteriormente confermato come i sodalizi di maggiore importanza accanto agli affari illeciti tradizionali connessi con il traffico di sostanze stupefacenti, le estorsioni e l’usura abbiano sviluppato particolari abilità d’infiltrazione nel tessuto socio-economico, politico e imprenditoriale locale finalizzate al controllo di settori nevralgici dell’economia provinciale ed al condizionamento di Enti territoriali e Comuni. Le operazioni “Febbre dell’oro nero” e “Shamar” del 12 aprile 2021 hanno documentato gli interessi della famiglia Schiavone nell’area del Vallo di Diano ricostruendone le attività di riciclaggio nel commercio degli idrocarburi, nonché di gestione illecita con metodo mafioso di un processo di smaltimento di rifiuti speciali altamente pericolosi molti dei quali stoccati direttamente nell’area. Considerata la nota capacità del crimine organizzato di adattarsi rapidamente ai mutamenti socio-economici anche a quelli conseguenti alla crisi prodotta nell’economia legale dalla pandemia accanto alle tradizionali forme di riciclaggio dei proventi illeciti negli ambiti immobiliare dell’edilizia e del commercio si sarebbe recentemente assistito anche al “money dirtying” ovvero al reimpiego di cospicue disponibilità finanziarie di provenienza lecita in attività illecite che, favorite dalla vis mafiosa, garantiscono, in ogni caso, l’obiettivo del massimo profitto.
Nella città di Salerno permarrebbe il ruolo egemonico del clan D’Agostino in particolare per il traffico e spaccio di stupefacenti, le estorsioni, l’usura e le rapine. Contestualmente si registrerebbe la presenza di gruppi emergenti che tentano di affermarsi negli spazi rimasti liberi dopo l’esecuzione di provvedimenti restrittivi a carico degli esponenti della storica congrega camorristica. Si conferma la rilevanza strategica dell’area portuale commerciale “Manfredi” di Salerno che riveste notevole importanza per lo sviluppo dei traffici commerciali dell’area mediterranea. Ad Agropoli, che delimita il confine tra la Piana del Sele e l’area del Cilento, permarrebbe l’attività criminale della famiglia di nomadi stanziali Marotta dedita ai reati di tipo predatorio, all’usura, al traffico di stupefacenti e al riciclaggio di capitali illecitamente accumulati.
Il Cilento e il Vallo di Diano, che sono zone geograficamente estese e contraddistinte da rinomate località turistiche marittime e montane, sarebbero caratterizzate da una silente presenza di organizzazioni criminali la cui attività tende soprattutto al condizionamento del settore degli appalti per la realizzazione di opere pubbliche. Per quanto riguarda segnatamente l’area del Vallo di Diano il Procuratore della Repubblica di Potenza, Francesco Curcio, ha osservato che “c’è un colonialismo criminale molto preoccupante perché questa terra fino a poco tempo fa era completamente libera da queste logiche”.