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Coronavirus, la storia di speranza di Michele Vitiello, originario di Casalbuono. “Ho rischiato di morire”

Claudia Monaco 21 Marzo 2020

È una storia di speranza quella che giunge da Brescia grazie a Michele Vitiello, 41enne originario di Casalbuono.

“Mi sento un miracolato” esordisce Michele nel raccontare la sua storia. Il 41enne, ingegnere forense, è stato in coma in Terapia Intensiva dopo essere risultato positivo al Coronavirus. Arrivato in condizioni critiche al Poliambulanza di Brescia è stato intubato per circa due settimane rischiando la vita a causa del temibile virus.

“Io ero tranquillo inizialmente – racconta – avevo solo la febbre che ho inteso come la comune influenza stagionale. Con il passare dei giorni la febbre non cessava e, anzi, aumentava. Mi trovavo in casa per via delle disposizioni restrittive del Governo ed è stato mentre vedevo in televisione gli incessanti appelli e raccomandazioni sul Coronavirus che ho iniziato a sospettare. Ho così allertato le Autorità sanitarie ma inizialmente non sono stato ascoltato. Mi chiedevano solo se ero stato a Codogno o in Cina. Ovviamente, alla mia risposta negativa, sono stato sottovalutato”.

Tuttavia, la situazione ben presto peggiora e a casa arrivano due ambulanze che trasportano Michele al Poliambulanza di Brescia. “Non avevo sintomi, solo febbre – racconta ancora – ma i miei polmoni erano già abbastanza compromessi. Sono stati momenti difficili perché mentre salivo in ambulanza mi è stato detto drasticamente dai medici di salutare i miei affetti perché non si conosceva l’esito del mio ricovero. Sono rimasto scioccato, anche perché, ripeto, io avevo solo febbre senza dolori”.

“Non so come ho contratto il virus – continua ancora – quando mi sono svegliato dal coma mi è stato detto dai medici che avrebbero ridotto l’ossigeno e che se riuscivo a respirare autonomamente per tre giorni ero guarito. Fortunatamente è andata così. Ora sono in isolamento a casa perché devo effettuare un test per accertare la mia negatività al virus. Non sarà facile concludere subito questo iter, qui ci sono circa 100 morti al giorno. Dovrò attendere”.

Michele è di padre montesanese e madre casalbuonese ed ha vissuto nel piccolo borgo valdianese fino a 18 anni.

Infine, giunge l’appello: “Vi prego, restate a casa. E’ grave questo virus e non va sottovalutato. Io ero sanissimo, vita regolare e sana, senza fumo e vizi e, tuttavia, ho vissuto momenti difficili. Restate a casa e seguite tutte le accortezze”.

In conclusione anche un messaggio di speranza: “E’ dura ma si può guarire. Io ce l’ho fatta”.

– Claudia Monaco –

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