Il Consiglio regionale della Basilicata, su richiesta dei consiglieri regionali Braia e Polese, Cifarelli e Pittella, Trerotola, Carlucci, Leggieri e Perrino, ha affrontato il tema del caro bollette. L’Assemblea, presieduta dal vicepresidente del Consiglio regionale, Vincenzo Baldassarre, ha approvato all’unanimità una risoluzione, tranne il punto 5 (“Valutare, attraverso gli enti sub-regionali preposti, la fattibilità di progetti di produzione di energia attraverso la gestione virtuosa dei rifiuti”) che è stato approvato a maggioranza con 7 voti favorevoli e 6 contrari. Con il documento si impegna la Giunta ad accelerare i provvedimenti per l’utilizzo del gas a favore dei cittadini residenti, con particolare attenzione alle famiglie meno abbienti, condomini e pubbliche amministrazioni e a studiare provvedimenti a favore delle imprese, a completare celermente il Piano Paesaggistico Regionale al fine di definire le aree idonee all’istallazione di fonti rinnovabili, prevedendo procedure semplificate per la realizzazione di pannelli fotovoltaici sulle coperture degli edifici a uso produttivo nei settori industriale, agricolo, zootecnico e agroindustriale in modo da escludere totalmente il consumo di suolo e a porsi quale promotore e facilitatore nella costituzione di Hydrogen Valley nelle aree industriali degradate e finanziate dal PNRR.
L’impegno sollecitato è teso anche ad incrementare le risorse, già stanziate, atte a favorire la nascita di modelli e processi virtuosi condivisi, quali le comunità energetiche di autoconsumo o contro l’incedere della povertà energetica, a valutare la fattibilità di progetti di produzione di energia attraverso la gestione virtuosa dei rifiuti e ad adoperarsi per ridurre gli sprechi energetici nella pubblica amministrazione, ma anche ad avviare uno studio tecnico-legislativo per la costituzione di un fondo sovrano regionale che replichi il modello della collaudata esperienza norvegese e con il quale valorizzare le risorse o parte di esse (royalties e gas) di proprietà regionale. Con il documento si chiede di verificare con le compagnie petrolifere la possibilità di facilitare la cessione del credito d’imposta a favore delle imprese lucane impegnate sui bonus edilizi e di adoperarsi per velocizzare l’attività istruttoria dei bonus edilizi, posto l’aumento del carico di lavoro sulla struttura regionale.
“La Basilicata, terra di estrazione, attraverso gli accordi compensativi dispone di 200 milioni di metri cubi di gas annui alla bocca di pozzo a fronte di un fabbisogno domestico di 160 milioni di metri cubi all’anno – spiegano nel documento – Il modello norvegese potrebbe essere preso come riferimento per la nostra regione al fine di costituire un accantonamento di risorse per le future generazioni, costituendo lo strumento giuridico-economico per prevenire ed affrontare, con la dovuta serenità finanziaria, le future fasi economiche (anticicliche) direttamente correlate alla scontata non rinnovabilità delle risorse fossili”.
“Il settore edilizio anche lucano – si legge ancora nel documento – grazie alle modifiche apportate dal Governo relativamente al limite di cessione del credito e alle proroghe approvate negli ultimi giorni riguardo agli sgravi del 110% riferiti agli interventi di efficientamento energetico e antisismici, vive un momento positivo che vede molte imprese edili, artigiani, fornitori e tanti lavoratori impegnati a portare avanti i relativi lavori che rappresentano anche una possibilità di valorizzazione del patrimonio immobiliare regionale. Occorre, pertanto, adoperarsi per snellire e velocizzare ulteriormente l’istruttoria delle pratiche visto l’aumento del carico dovuto al 110%. Tale scenario risulta particolarmente preoccupante in quanto ha effetti gravissimi a danno delle famiglie, delle PMI e del comparto agricolo, nonché della pubblica amministrazione, circostanza questa che potrebbe pregiudicare la ripartenza economica per effetto di un incontrollato aumento dei costi delle forniture energetiche e di conseguenza dei prezzi dei beni di consumo. Le aziende sono in grave sofferenza e alcuni settori hanno già fermato la produzione a causa di rincari che variano dal +150% fino al +500% rispetto all’anno precedente, a fronte di consumi invariati”.