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Autonomia differenziata. Intervista all’on. Pierro (Lega):”Un’occasione per cambiare l’Italia”

Ornella Bonomo 5 Febbraio 2023

Era il 2017 quando Lombardia e Veneto hanno tenuto un referendum in cui ha prevalso la proposta di chiedere l’autonomia differenziata allo Stato, ovvero la possibilità di cui possono fruire le Regioni interessate, in base all’articolo 116 della Costituzione che prevede “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”. In seguito anche l’Emilia Romagna ha avanzato la stessa proposta attraverso una delibera della Giunta regionale. Da allora vari disegni di legge sull’autonomia differenziata sono stati redatti dai Governi di turno, ma nessuno è andato in porto fino al 2 febbraio, quando il Governo a guida Meloni ha approvato in Consiglio dei Ministri il Disegno di Legge sull’autonomia differenziata promosso dal ministro per gli Affari regionali, il leghista Roberto Calderoli.

Per far luce sulla proposta che sembra svantaggiare il Sud Italia abbiamo intervistato l’onorevole Attilio Pierro, cilentano e afferente al gruppo Lega, membro della Commissione Agricoltura.

  • Che cos’è l’autonomia differenziata?

È l’occasione che abbiamo, restando ancorati al dettato costituzionale, di cambiare l’Italia, di superare il centralismo che per molti versi ha funzionato male, di modernizzare il Paese in nome di quella interdipendenza che consentirebbe finalmente di metterci alle spalle lo schema della doppia velocità, con una parte del Paese che traina e l’altra che va a rimorchio. Se su alcune materie di fondamentale importanza si coglie una differenza nella qualità delle performance a seconda dell’area geografica, vuol dire che qualcosa non funziona. Abbiamo dunque il dovere di sperimentare nuove possibilità che, ripeto, ci offre la Costituzione, per azzerare ogni gap. E lo dobbiamo fare con senso di responsabilità, depurando dai sempre auspicabili contributi critici ogni tasso di strumentalità. Mi spiace che a sinistra si faccia fatica a sposare un concetto così elementare: ci perde il Paese, non una parte politica.

  • Le materie su cui si è già accesa la polemica riguardano la Sanità e l’Istruzione la cui gestione differenziata andrebbe a svantaggio dei residenti del Sud Italia. Ci può spiegare cosa cambia per un cittadino che dalla Campania vuole curarsi in un ospedale pubblico lombardo?

Si dicono tante sciocchezze, senza che neppure si sia letto il testo. La mobilità sanitaria è sempre prevista perché innanzitutto si è cittadini italiani. Il nostro non è un sistema sanitario chiuso, per cui ogni italiano è libero di scegliere dove andare a farsi curare. Se ogni anno migliaia di campani vanno a curarsi nelle cliniche e negli ospedali del Nord non è perché i medici sono più bravi in Lombardia e in Veneto ma perché le strutture sono meglio organizzate e le risorse gestite in maniera più razionale, al servizio dei cittadini. In Campania le lunghe liste di attesa, i tempi incerti, il procrastinarsi di emergenze ospedaliere aumentano la mancanza di fiducia nel nostro sistema sanitario regionale. Sull’autonomia si gioca la partita dell’efficienza, dell’affidabilità e della competenza delle classi dirigenti. Niente più alibi per i Presidenti incapaci e in malafede. Niente più sperperi e distrazione di fondi. La competizione sui livelli di efficienza esiste già oggi, a maggior ragione ci sarà nel caso in cui, come avverrà, la riforma diventerà realtà. Sarà un incentivo fortissimo alla buona amministrazione, ad evitare sperperi per alimentare le solite clientele e a concedere prebende per finalità che mal quadrano con le esigenze dei campani.

  • Cosa sono i LEP e cosa vuol dire la loro applicazione?

I LEP sono i cosiddetti Livelli Essenziali di Prestazioni, sui quali oggi si sta scatenando una indegna gazzarra da parte di chi, come il Presidente De Luca, per il passato non li riteneva così imprescindibili, al punto da proporre ben due ipotesi di regionalismo nelle quali i LEP venivano addirittura individuati solo in un secondo momento. Nel Disegno di Legge presentato dal ministro Calderoli, approvato tra gli applausi generali in Consiglio dei Ministri, in perfetta aderenza alla nostra visione unitaria della Nazione, abbiamo previsto che il Governo, ma anche il Parlamento e una Commissione di esperti, dovranno definirli prima e non dopo. Nel testo attuale c’è chiaramente scritto che sia per la Sanità, sia per l’Istruzione esiste la possibilità di un’autonomia a richiesta ma, soprattutto, si parte dalla definizione dei LEP che saranno uguali in tutta Italia nella loro base minimale, per cui la Campania ha solo da guadagnarci, poiché può solo migliorare ed emanciparsi dallo stato di precarietà in cui affoga grazie al malgoverno delle sinistre. Ecco perché risulta penosamente risibile la posizione del Presidente campano che oggi al Sud grida al complotto. La classe dirigente del centrosinistra, di cui lui fa parte, è la stessa che non disse una parola quando, con la riforma del titolo V della Carta costituzionale nel 2001, Bassanini e compagni espunsero ogni riferimento al Mezzogiorno dalla Costituzione.

  • Il Presidente De Luca parla di scissione e secessionismo; molti sindaci sono contrari e annunciano mobilitazioni. Lei, che afferisce alla Lega, partito promotore dell’autonomia regionale, ritiene che la differenziazione tra le regioni possa portare giovamento alla Campania?

È tutta una manovra per distrarre l’opinione pubblica dalle finte battaglie della sinistra, che ha dimostrato di essere un corpo elitario incapace di risolvere i problemi della gente comune. Per non dire dei giudizi di merito espressi dallo stesso De Luca in materia sanitaria all’indirizzo dell’ex ministro Speranza, fresco di ritorno nei ranghi del PD. La politica dei porti aperti, delle carceri aperte, delle cooperative che fingevano di aiutare i migranti ha fatto sì che l’elettorato abbia scelto il centrodestra che oggi e per i prossimi 5 anni sarà al governo del Paese. In 100 giorni il Governo Meloni ha affrontato sfide difficili senza paura, garantendo il bilancio dello Stato in carreggiata e al passo con il trend in crescita degli altri Paesi europei, nonostante un conflitto ed una battaglia economica senza precedenti contro la speculazione e il caro prezzi. Da ieri meno costi nelle bollette, più soldi in busta paga. Siamo sulla strada giusta. Lasciateci lavorare! Il centrodestra e la Lega non hanno bisogno dell’autonomia differenziata per vincere le elezioni nel Lazio e in Lombardia.

  •  Qual è il fine del Disegno di Legge approvato nei giorni scorsi in Consiglio dei Ministri? Qualcuno parla di “contentino” per la Lega.

Quanta falsa propaganda! La mobilitazione invocata da De Luca e qualche altro Presidente di area PD contro il disegno autonomista serve solo ad ammantare la ragione vera per la quale oggi conviene urlare e tentare di far montare la protesta, che è il congresso del Partito Democratico. Poche settimane fa il Presidente campano ha avuto parole di grande apprezzamento per Calderoli, cambiando però nuovamente idea. Lo ha fatto seguendo il compromesso congressuale che ha portato lo stesso Bonaccini a riposizionarsi, perché fino a qualche mese fa era più autonomista di Calderoli. Ad ogni modo, qualora volessimo prendere per buone le sortite di De Luca, non c’è uno straccio di alternativa che il PD sia stato in grado di proporre. La Lega, come fatto per anni in altre aree del Paese, è sempre stata garanzia di tutela dei territori e delle istanze locali.

  • Dato il clima di disappunto, si sente di rassicurare i cittadini campani?

Siamo una forza di Governo e siamo al lavoro per rialzare la testa dell’Italia. Abbiate fiducia, siamo sulla strada giusta.

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