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Allarme cinghiali. Coldiretti: “L’Esercito in campo contro 2,3 milioni di ungulati”

Chiara Di Miele 4 Settembre 2023

“E’ stata finalmente accolta la nostra proposta di far scendere in campo l’Esercito per fermare l’invasione dei 2,3 milioni di cinghiali presenti in Italia che causano incidenti, provocano danni alle coltivazioni e diffondono malattie”. Lo rende noto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini che ha chiesto ristori adeguati per i danni provocati nel vertice con il Governo al quale, nei giorni scorsi, hanno partecipato il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e il ministro della Difesa Guido Crosetto e il Commissario straordinario per l’emergenza Psa, Vincenzo Caputo.

Un’azione che Coldiretti ha chiesto da tempo e che è condivisa da gran parte della popolazione con quasi 7 italiani su 10 (69%) che ritengono che i cinghiali siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati per l’indagine Coldiretti/Ixè.

“L’eccessiva presenza degli animali selvatici è una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate” sottolinea Prandini, che mette in luce l’esigenza di interventi mirati e su larga scala per ridurre la minaccia dei cinghiali a livello nazionale.

“I branchi – affermano dalla Coldiretti – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. Il risultato è che oltre 6 italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè. Ridurre numericamente la specie cinghiale significa anche rallentare la diffusione della peste suina in quelle zone dove maggiore è la presenza di filiere agroindustriali legate agli allevamenti di maiali che garantiscono reddito, occupazione ed indotto all’Italia”.

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