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A 80 anni dalla Resistenza, la storia di Wanda Lombardi, partigiana combattente di Piaggine

Ornella Bonomo 25 Aprile 2025

Tra le 35mila donne che dal 1943 al 1945 parteciparono alle azioni di guerriglia partigiana per liberare l’Italia dal nazifascismo compare Wanda Lombardi, nata a Piaggine il 7 novembre 1923.

La donna che appartiene alla famiglia Tommasini, di cui si conserva in paese un palazzo storico, è stata una partigiana combattente nel Lazio, nella formazione F.M.C.R. Caruso dei Carabinieri dall’8 settembre 1943 al 4 giugno 1944.

Wanda Lombardi nel 1954 si rivolse alla Presidenza del Consiglio dei ministri, tramite il Distretto militare di Taranto, per sapere “se fosse pervenuto il brevetto relativo alla qualifica di partigiana per attività svolte col fronte clandestino di resistenza dei Carabinieri Generale Caruso a Roma” si legge nel documento.  

Grazie alle ricerche fatte da un cittadino piagginese presso l’Archivio di Stato si sa che il nome completo della partigiana è Wanda Antonietta Maria Cristina.

La partigiana nacque alle ore 19.45 in via Agricola numero 6. La sua nascita è stata registrata alle ore 9.30 del 10 novembre 1923, presso il Comune di Piaggine, dal padre che era domiciliato a Salerno. Egli aveva 39 anni ed era un avvocato, mentre la madre si chiamava Prospera Tommasini.

Di Wanda Lombardi non si conoscono aneddoti in paese poiché si spostò ben presto da Piaggine, tuttavia nell’assegnazione di un Premio di Solidarietà nel 1954, Wanda è senza equivoci appellata “partigiana combattente”. Sappiamo che si sposò il 30 aprile 1945 con Silvestro Magliola (pare questo il cognome del congiunto) a Manduria, in provincia di Taranto. Il 21 marzo 2004 si è spenta a Salerno.

Per eternare l’impegno civile della partigiana, nella ricorrenza dei 100 anni dalla sua nascita, il 7 novembre 2023 è stata apposta una targa commemorativa sul Monumento dei Caduti a Piaggine.

Ad 80 anni dal loro impegno, le donne sono le protagoniste principali della Resistenza civile. Alcune loro azioni di massa hanno ottenuto risultati estremamente concreti e importanti da un punto di vista strategico e politico: si pensi a quelle che, nella Napoli occupata del settembre 1943, impedirono i rastrellamenti degli uomini, facendo letteralmente svuotare i camion tedeschi già pieni e innescando così la miccia dell’insurrezione cittadina. Armate o disarmate, d’ogni fascia sociale e di ogni professione, giovani e meno giovani, meridionali e settentrionali, antifasciste per scelta personale, tradizione familiare o più semplicemente “di guerra”, cioè per quell’opposizione che si sviluppa sulla base della quotidianità fatta di bombardamenti, fame, lutti, dei quali si incolpa a ragione il regime, sono state destinate a fare dell’opzione di lotta un elemento determinante della propria esistenza.

 

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