E’ stata presentata questa mattina, nel corso di una conferenza che si è tenuta nella Certosa di San Lorenzo, la recente scoperta relativa ad una necropoli affiorata da un’area di cantiere nel territorio di Padula in località Cicirelli. I preziosi reperti di valore storico e archeologico sono stati ritrovati nel corso di alcuni servizi di monitoraggio del territorio svolti dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli.
Presenti alla conferenza il Comandante Maggiore del Nucleo TPC Massimo Esposito, il Procuratore della Repubblica di Lagonegro Gianfranco Donadio, Francesco Fanoli, funzionario Direzione regionale musei nazionale Campania – referente della Certosa di Padula, la dottoressa Raffaella Bonaudo, Dirigente della Soprintendenza di Salerno e Avellino, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Salerno, Colonnello Filippo Melchiorre, e il Capitano Martino Galgano della Compagnia di Sala Consilina. Tra il pubblico l’assessore comunale di Padula Antonio Fortunati insieme al consigliere Giuseppe Tierno.
Durante una serie di attività edili sono emersi alcuni frammenti archeologici appartenenti ad antiche sepolture risalenti al V-IV secolo a.C., lasciando scorgere all’interno dello scavo numerose tombe “alla cappuccina”, andate in parte distrutte dall’attività dei mezzi meccanici che operavano nell’area di cantiere attualmente posta sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Lagonegro, anche per consentire alla Soprintendenza lo studio delle sepolture danneggiate e parzialmente visibili. Inoltre sono stati denunciati il proprietario del fondo e committente dei lavori, gli amministratori dell’impresa esecutrice delle opere e il direttore dei lavori per concorso nel danneggiamento e distruzione di manufatti archeologici e omessa denuncia alle competenti Autorità di tutela.
Sull’area sono presenti circa 20 antiche sepolture tra quelle parzialmente distrutte, mentre altre sono emerse nel corso delle attività. Finora sono stati recuperati circa 200 reperti archeologici del valore economico di oltre 1.000.000 di euro, tra cui crateri, lekythos, lebete e pelike, piatti e skiphos in vernice nera, stamnos, unguentari, ollette, guttus, lucerne, armi, elementi di piombo che formano due spiedi completi di tripode, fibule, un cinturone in bronzo da guerriero e monete. Inoltre è stata recuperata una tegola di terracotta con una particolare incisione raffigurante un uomo a cavallo, che sarà oggetto di analisi e che rappresenta un unicum tra le scoperte fatte in zona. Parte del vasellame recuperato nel corso degli scavi probabilmente è stato decorato dal famoso ceramografo greco Assteas, attivo a Paestum intorno al 350-330 a.C.
“Il Nucleo è una formidabile sintesi tra investigazione e cultura, grazie al personale che è in grado di studiare la storia dell’oggetto. È una peculiarità che ci invidia tutto il mondo – ha esordito il Procuratore Donadio –. Chiedo a chi ha la responsabilità della cultura negli Enti locali di promuovere il senso del bello, perché solo conoscendo ciò che abbiamo saremo in grado di tutelarlo. Seguire e tracciare la storia dei reperti può richiedere anni di lavoro, bisogna potenziare e stimolare la documentazione di ciò che c’è nel nostro territorio. La prevenzione è il futuro della civiltà, mentre la repressione è il passato”.
Dopo gli spunti offerti dal Procuratore Capo è intervenuto il Maggiore Esposito per presentare all’interessato pubblico i risultati del lavoro svolto dalla Specialità dell’Arma in sinergia con i militari del territorio che hanno supportato con la vigilanza.
“Spesso le nostre indagini portano a un lieto fine come questo di Padula, perché riportiamo alla fruibilità dei cittadini patrimoni nascosti o sconosciuti per tanto tempo o, come in questo caso, in pericolo di dispersione – ha spiegato il Comandante del TPC –. Il nostro controllo è consistito nella verifica di un cantiere edile in opera. C’erano stratigrafie archeologiche non segnalate alla Soprintendenza per negligenza e quindi siamo intervenuti informando la Procura che ci ha permesso di sequestrare l’area e individuare i responsabili. Le suppellettili trovate nelle tombe ci dimostrano la varietà dell’estrazione sociale delle persone sepolte e raccontano la storia in modo trasversale. Con il nostro intervento, in sinergia con gli attori istituzionali, abbiamo evitato che un patrimonio di oltre 1 milione di euro non sia andato disperso, danneggiato o perduto per sempre”.
Le indagini dell’Arma sono attualmente in corso così come gli scavi, ma l’obiettivo prioritario è quello di recuperare i beni per restituirli alla comunità. “Il bene culturale appartiene allo Stato e allo Stato deve ritornare per essere preservato e fruibile alla cittadinanza” ha concluso il Maggiore Esposito.
“Abbiamo avuto subito il sostegno del Ministero per stanziare una cifra per le somme urgenze e lavorare agli scavi. Ringrazio il Luogotenente Coppola che per il Nucleo ha coordinato questa operazione e la dottoressa Baldo che porterà avanti i lavori sul territorio iniziati dalla dottoressa Di Gregorio – ha concluso la dottoressa Bonaudo -. Il nucleo di Cicirelli è lontano dalle due necropoli già note, tra cui quella di Sterpone. Oltre agli scavi abbiamo voluto verificare quanto ci fosse ancora da recuperare nel terreno da riporto e siamo stati fortunati perché abbiamo trovato materiale integro, depositato senza una conoscenza del possibile valore. Lo scavo è stato poi ampliato: le tombe hanno orientamenti diversi, un sistema di deposizione con tegole a doppio spiovente e in alcuni casi una pietra vicina al capo del defunto. In una delle tombe è stata recuperata una moneta d’argento tarantina: in alcuni contesti allude a un particolare rilievo del personaggio o a fenomeni di mercenariato. Proprio questa tomba era occupata dalla lastra in terracotta con il disegno del cavaliere: la sua posizione e il tema raffigurato rinviano alle tombe di Paestum, che riproducono il ritorno del cavaliere. Sicuramente la persona sepolta ha un ruolo preciso nella società di riferimento“.
“La nostra intenzione, dopo lo studio e il restauro, è di condividere con il Comune il percorso di valorizzazione dei materiali, concertando la possibilità di individuare luoghi utili per restituire al territorio questa memoria collettiva” è l’appello finale della Soprintendente a chi ha risposto l’assessore Fortunati: “Il futuro è rappresentato dal passato. Il Comune oggi ha la possibilità di realizzare una carta topografica dei beni culturali, per rendere visibile ciò che è invisibile. La responsabilità è degli Enti Locali, che devono occuparsi della tutela del territorio e di questi beni che non hanno un valore materiale, ma quello della memoria”.