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Salerno: sfruttavano lo stato di incapacità di un’ospite per sottrarle soldi. Nei guai tre persone di un Istituto per la terza età

Ornella Bonomo 17 Dicembre 2024

I Carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Salerno hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari disposta dal G.I.P. del Tribunale Ordinario di Salerno su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 3 persone.

Per una 64enne di Montecorvino Rovella, gestore di fatto dell’Istituto Europeo per la terza età con sede a Salerno, è stata ordinata la misura degli arresti domiciliari. Nei confronti invece della direttrice e vicepresidente del Consiglio di amministrazione è stato disposto il divieto di esercitare imprese e di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese, nonché di svolgere l’attività professionale di operatore socio sanitario per la durata di un anno. E’ stata sospesa dall’esercizio del pubblico ufficio per un anno anche la 57enne tutore e curatore della vittima.

Nel corso dell’articolata attività d’indagine eseguita dai Carabinieri del Nas di Salerno sono emersi elementi che hanno permesso di constatare che la complessa macchinazione fosse ideata dalla 64enne, gestore dell’Istituto, ed era finalizzata ad appropriarsi del patrimonio di una signora facoltosa. La vittima di 86 anni risiedeva nella struttura della donna. Lo scorso 29 ottobre  erano state già emesse, nello stello filone di indagine, ordinanze cautelari a carico di dieci persone per i reati di sequestro di persona e maltrattamenti nei confronti di anziani.

Nel dettaglio, secondo l’impostazione accusatoria ritenuta fondata dal Gip, il gestore dell’Istituto ha sfruttato lo stato di incapacità dell’anziana ospite facendole redigere due testamenti olografi in cui veniva nominato erede unico.

Un ruolo chiave avrebbe rivestito anche l’amministratrice di sostegno, la quale, anziché tutelare gli interessi della beneficiaria, avrebbe avallato la 64enne promettendo di redigere una relazione attestante falsamente che la tutelata aveva raggiunto un grado di autosufficienza tale da potersi revocare la nomina dell’amministrazione di sostegno in cambio della promessa di ottenere la metà dell’ingente patrimonio dell’anziana. Inoltre, le indagini bancarie hanno consentito di ipotizzare che la tutrice si fosse impossessata di 300 euro al mese dal conto corrente dell’assistita, giustificando tali somme attraverso la predisposizione di asserite false fatture redatte dalla vicepresidente dell’Istituto, facendole figurare come spese per la permanenza dell’anziana nella struttura.

Un’ulteriore ipotesi di peculato è stata realizzata dalla tutrice che, accordandosi con il gestore nella effettuazione di bonifici del valore di 2mila euro a fronte di una retta della struttura di 1.800 euro, si sarebbe appropriata indebitamente della somma mensile di 200 euro, sottraendoli al patrimonio della tutelata, per un totale di 5.400euro per il periodo analizzato.

Agli indagati sono stati contestati, a vario titolo, i reati di corruzione per un alto contrario ai doveri d’ufficio, peculato e circonvenzione di incapaci.

Il quadro indiziario ricostruito dal giudice dovrà trovare conferma nei successivi gradi di giudizio nei quali gli indagati potranno articolare le loro difese, rimanendo ferma la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva di condanna.

 

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