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Raro intervento all’ospedale di Oliveto Citra. Uomo rischia un’amputazione, salvo con un trapianto del tendine di Achille

Claudia Monaco 3 Giugno 2024

Un intervento raro e delicato permette di evitare l’amputazione della gamba.

È quanto accaduto all’ospedale “San Francesco d’Assisi” di Oliveto Citra dove un 70enne di Salerno, diabetico, dopo un iter durato quasi 6 mesi è riuscito a recuperare l’uso della gamba. L’arto, infatti, si era infettato a causa di una banale ulcera.

“In tanti anni di attività – spiega il dottore Vito Gargano, chirurgo flebologo dell’ospedale di Oliveto che ha preso in cura il paziente – non mi era mai capitato di vedere un tendine così consumato dalla necrosi. In una prima fase abbiamo ripulito la zona necrotica e tolto il tendine di Achille, ormai colliquato, cioè liquefatto”.

Il paziente, dunque, viene trattato per l’infezione, evita l’amputazione, ma si ritrova con un’invalidità funzionale: “Senza tendine di Achille – spiega infatti il dottore Gargano – non si può camminare”.

A quel punto il dottore Vito Gargano e l’ortopedico Giampiero Calabrò decidono di tentare l’innesto di un tendine achilleo prelevato da un cadavere e ne fanno formale richiesta alla “Fondazione Banca dei Tessuti di Treviso Onlus”.

“Ovviamente si trattava di un tessuto non vascolarizzato, non è come per un qualsiasi trapianto, mancava la pelle – dice Gargano – abbiamo tentato il tutto per tutto. Il tendine di Achille, poi, difficilmente è sostituibile con altre parti del corpo”.

Ad ottobre avviene il trapianto del tendine dal cadavere ed in seguito viene presa in carico anche la cute distrutta dall’infezione. I medici decidono di ricorrere alla pelle artificiale dapprima. Dopo un mese mezzo, con un altro intervento, prelevano della pelle stesso dal paziente per un ulteriore intervento alla cute.

A circa 6 mesi di distanza, dunque, l’uomo è tornato a camminare concludendo l’iter: “E’ un intervento credo unico in Campania – afferma Gargano – d’altronde questa è la sfida attuale a cui siamo chiamati noi medici: trattare casi più unici che rari per portare dei risultati”.

Il paziente è stato seguito grazie alla collaborazione tra i reparti di Chirurgia ed Ortopedia.

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