Ricorre oggi la Giornata della Memoria: il 27 gennaio 1945 l’esercito russo abbattendo i cancelli di Auschwitz, mostrava al mondo l’abisso degli orrori e delle aberrazioni in cui il genere umano era precipitato.
Ad Auschwitz, i soldati russi trovarono 7000 prigionieri, malati e ormai allo stremo, lasciati lì a morire dai nazisti in fuga. Ma la maggior parte dei detenuti erano stati trasferiti, con un’ulteriore tappa di crudele accanimento persecutorio, le terribili marce della morte.
Secondo l’analisi dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) e dello scrittore e storico Marcello Pezzetti, i sopravvissuti ebrei italiani custodi della Memoria sono ormai una decina: Sami Modiano, 92 anni, da Rodi a Birkenau all’età di 13 anni; Edith Bruck, 91 anni, scrittrice e regista, deportata a 13 anni prima ad Auschwitz e poi in altri campi di sterminio (Dachau, Christianstadt e, infine, Bergen Belsen); Liliana Segre, 92 anni, senatrice a vita, numero di matricola 75190, dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni deportati, fu tra i 25 sopravvissuti; Virginia Gattegno, 99 anni, matricola A24324, ultima testimone veneziana; le sorelle di Fiume Andra e Tatiana Bucci, rispettivamente di 83 e 85 anni, testimoni dell’orrore degli esperimenti di Mengele; Arianna Szorenyi, 89 anni, anche lei di Fiume, matricola 89129, portata ad Auschwitz e poi a Bergen Belsen dalla Risiera di San Sabba, ad appena 11 anni; Diamantina Vivante Salonicchio, 94 anni, sopravvissuta a Ravensbruck; e, infine, Goti Bauer, 98 anni, detenuta a Fossoli e poi deportata ad Auschwitz-Birkenau, da oltre venti anni infaticabile Testimone della Shoah con gli studenti di Milano, dove risiede.
“Sono gli ultimi nove custodi della Memoria ancora viventi. Cosa accadrà quando sarà scomparso anche l’ultimo di loro? – è il messaggio del Prefetto di Potenza, Michele Campanaro – Care ragazze e cari ragazzi mi rivolgo a voi. Auschwitz, il più grande e più letale dei campi di sterminio, con le sue grida, il suo sangue, il suo fumo acre, i suoi pianti e la sua disperazione, la brutalità dei carnefici, è un evento drammaticamente reale che rimane e va oltre la storia e il suo tempo, simbolo del male assoluto, definito come l’inferno sulla terra. Voglio dire che le vicende della Shoah e quelle del sistema di oppressione nazifascista debbono investire e coinvolgere una pluralità di istanze, di destinatari e di linguaggi. Oggi e nel futuro non dobbiamo mai dimenticare qual è stato il mito fondante e l’obiettivo perseguito da quel sistema criminale: in sintesi estrema, una società senza diversi. Quando il benessere dei popoli o gli interessi delle maggioranze si fanno coincidere con la negazione del diverso, la storia spalanca le porte ad immani tragedie. Per questo abbiamo il dovere di intendere il Giorno della Memoria come invito, costante e stringente, all’impegno e alla vigilanza. Oggi in Italia e nel mondo sono in aumento, lo ha ricordato anche il Ministro Valditara, gli atti di antisemitismo e di razzismo, ispirati a vecchie dottrine e a nuove e perverse ideologie. E’ vero, si tratta di minoranze. Ma sono minoranze sempre più allo scoperto, che sfruttano con astuzia i moderni mezzi di comunicazione, che si insinuano velenosamente nelle scuole, negli stadi, nei luoghi del vivere comune. La riproposizione di simboli, di linguaggi, di riferimenti pseudo culturali, di falsi documenti basati su ridicole teorie cospirazioniste, sono tutti segni di un passato che non deve tornare in alcuna forma e che richiedono la nostra più ferma e decisa reazione”.
“Resto fermamente convinto che la risposta deve partire, anzitutto, dalla difesa dei valori democratici contenuti nella Costituzione repubblicana. La nostra Carta ha marcato la linea di divisione tra civiltà e barbarie, nascendo dalle ceneri della Resistenza; abbiamo il privilegio, ma al tempo stesso il dovere, di declinarla quotidianamente, quale corollario del riconoscimento di eguali diritti e dignità ad ogni persona, con l’obiettivo dichiarato 75 anni fa ma sempre attualissimo della cooperazione internazionale per una convivenza pacifica tra i popoli e gli Stati. E tutti sappiamo bene quanto oggi questo bisogno di convivenza pacifica sia urgente ed attuale”, conclude Campanaro.