Il Ministero della Salute nei giorni scorsi ha pubblicato la nuova relazione sullo stato sanitario in Italia. Alla Campania è attribuito il dato peggiore di tutti per “mortalità evitabile”, ovvero quella legata alle mancate diagnosi di cancro o di problematiche cardiache. Precisamente, si riferisce ai decessi delle persone sotto i 75 anni che avvengono per cause di morte contrastabili con stili di vita più salutari, con la riduzione di fattori di rischio ambientali, oltre che con adeguati e tempestivi interventi di diagnosi e trattamento della malattia.
Se al nord e al centro si presentano i tassi più bassi della media nazionale, al sud e nelle isole si confermano quelli più alti. “La situazione più critica è in Campania, quella più favorevole nella Provincia Autonoma di Trento”, si legge tra le pagine della ricerca.
Se la mortalità per tumore per 10mila abitanti vede gli uomini campani al secondo posto, le malattie del sistema circolatorio indicano al primo posto i cittadini campani maschi e femmine. Anche quelle del sistema respiratorio registrano che gli uomini campani sono i più colpiti in Italia e le donne al quarto posto. Nel biennio 2020/2021, in Campania vi sono il 67,2% dei maggiorenni ed il 30,3% degli ultra 65enni in buona salute (il primato spetta a Bolzano: 77,6% e 56%). Mentre gli ultra 18enni multi cronici campani sono il 14,3% e gli ultra 65enni il 43,3% (nessun’altra regione va peggio, solo la Calabria ha un indice di ultra 18enni lievemente superiore di malati cronici: al 14,7).
La pandemia degli ultimi due anni ha incrementato il divario territoriale. Infatti, un dato che ricalca le differenze territoriali riguarda il numero di medici di medicina generale per 100mila abitanti: in Campania ve ne sono meno di 70. Ma è l’assistenza residenziale e semiresidenziale a tracciare una netta separazione: la Campania conta meno di 100 posti letto per 100mila abitanti ed ancora meno nelle strutture semiresidenziali, a fronte dei 900 del Trentino e degli oltre 800 del Piemonte e della Lombardia.
Infine, la Campania presenta la maggiore incidenza (7,4%) della spesa convenzionata sul fondo sanitario nazionale.