Tornano in libertà altri due degli indagati e arrestati nei giorni scorsi nell’ambito della maxi inchiesta della Procura di Potenza che ha portato a un vero e proprio terremoto giudiziario a Ruoti.
Revocata, infatti, la misura cautelare personale degli arresti domiciliari per Giuseppina Salinardi, nipote di Angelo Salinardi, già sindaco e consigliere di minoranza al centro dell’inchiesta, e per Angelo Faraone, consigliere di minoranza. E’ stata disposta la revoca dei domiciliari per Rosario Famularo e Luigi Scaglione, ma per quest’ultimo resta il divieto di avvicinamento alla Scalise.
La decisione è stata assunta dal Giudice per le Indagini Preliminari di Potenza, Antonello Amodeo, che ha sciolto la riserva dopo gli interrogatori di garanzia a cui gli indagati erano stati sottoposti. Giuseppina Salinardi è difesa dagli avvocati Armando Dereviziis e Rosanna Faraone. Il Gip ha accolto proprio le richieste pervenute dai due difensori: è stata quindi revocata la misura cautelare degli arresti, sostituita con il divieto di avvicinamento alla persona offesa, vale a dire alla sindaca di Ruoti Anna Maria Scalise. Lo stesso provvedimento per il consigliere Angelo Faraone, difeso dagli avvocati Rosanna Faraone e Maria Rosaria Malvinni. Anche in questo caso il Gip Amodeo ha accolto le richieste dei difensori, applicando la misura del divieto di avvicinamento alla Scalise.
Ieri, invece, lo stesso Gip ha revocato gli arresti domiciliari per Giuseppe Antonio Lavano, funzionario della Regione Basilicata al quale spetta l’obbligo di firma. Mentre, nei giorni scorsi, i primi due a vedere revocati i domiciliari sono stati il consigliere di minoranza Rosario De Carlo e Marianna Di Maio della Polizia Locale. Per loro il Gip, a sostituzione del precedente provvedimento degli arresti, ha disposto il divieto di dimora a Ruoti.
Ricordiamo che all’alba dell’8 febbraio, per una doppia inchiesta che tocca i reati di calunnie e stalking nei confronti della sindaca Scalise e attività corruttive fra privati svolte nell’indotto FCA, vennero arrestate 16 persone a seguito di un complesso impianto accusatorio mosso dal pubblico ministero di Potenza, Giuseppe Borrelli, che ha coordinato le indagini. Secondo l’accusa, l’obiettivo di Salinardi e di altri indagati era quello di spodestare, con diverse iniziative, dalla carica di sindaco la Scalise che però ha tenuto schiena dritta e ha denunciato tutto.
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