Protagonista del TG5 delle 20, ieri, Giuseppe Ungherese, originario di San Pietro al Tanagro e Responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
Il valdianese è stato invitato a commentare il decreto di recepimento della direttiva europea che vieta l’utilizzo della plastica monouso, in vigore da ieri in Italia. Addio a piatti, bicchieri, posate monouso, bastoncini per le orecchie, cannucce, agitatori per bevande, aste da attaccare a sostegno dei palloncini, contenitori, tazze per bevande e specifici contenitori di alimenti in polistirene espanso e relativi tappi. Tuttavia per esercenti e produttori sarà possibile usare le scorte esistenti in magazzino fino ad esaurimento, a patto che possano provare l’effettiva immissione sul mercato prima del 14 gennaio.
Il divieto della plastica monouso deriva dall’analisi preoccupante dei dati che solo in Italia calcolano l’utilizzo di 10 miliardi di pezzi tra tutte le forme di usa e getta. Il monouso in Italia costituisce infatti il 50% dei rifiuti trovati in mare e il suo smaltimento sta diventando sempre più lento.
“L’Italia continua ad attuare una finta transizione ecologica, favorendo la sostituzione dei materiali invece che promuovere soluzioni basate sul riutilizzo. – commenta Ungherese – Va quindi in netto contrasto con la normativa comunitaria europea. Così facendo esponiamo il nostro Paese all’avvio di una procedura di infrazione”.
La disposizione italiana sembra aggirare il problema dell’usa e getta. In base alla norma comunitaria, le alternative in plastica biodegradabile e compostabile per i prodotti destinati a entrare in contatto con gli alimenti dovrebbero essere vietate, al pari delle stoviglie realizzate con plastiche derivate da petrolio e gas fossile. “La direttiva offriva l’opportunità di andare oltre il monouso e la semplice sostituzione di un materiale con un altro, – spiega Ungherese- promuovendo soluzioni basate sul riutilizzo. Un obiettivo che è stato volutamente ignorato dal nostro Paese”.
In sintesi, limitare i danni delle plastiche sull’ambiente non vuol dire semplicemente sostituire i materiali, spostando così gli impatti su altri comparti ambientali, ma piuttosto eliminare il modello dell’usa e getta.