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Istituzione della DIA in Basilicata. Dal Consiglio regionale ok alla mozione

Chiara Di Miele 18 Maggio 2021

Il Consiglio regionale della Basilicata ha approvato alla unanimità una mozione presentata dai consiglieri del M5S, Leggieri, Perrino e Carlucci, ma sottoscritta dai consiglieri di tutti gli altri partiti, per la istituzione della DIA in Basilicata. Con il documento, il cui testo è stato integrato dai contributi degli altri consiglieri che lo hanno sottoscritto, si impegnano il Presidente della Giunta regionale e la Giunta regionale con propri atti e provvedimenti a mettere in campo tutte le azioni volte a sensibilizzare il Ministero dell’Interno e a chiedere al ministro Lamorgese l’istituzione in regione della Direzione Investigativa Antimafia.

“Le indagini della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza negli ultimi tempi – si legge nella relazione di accompagnamento – hanno rilevato la presenza e l’attività di organizzazioni criminali sul territorio della Basilicata. Attraverso dichiarazioni alla stampa che sono seguite ad una attività investigativa recente, il Procuratore di Potenza,  Francesco Curcio, ha evidenziato che ‘lo Stato deve capire che il problema esiste, se non si prende atto di questo è difficile riuscire a risolverlo. Serve un potenziamento di uomini e mezzi per poter essere all’altezza della sfida’. Con tali dichiarazioni il Procuratore ha voluto porre all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica che sarebbe opportuno attivare nella nostra regione una sede della DIA”.

“La criminalità – si legge ancora – si nutre delle debolezze della società e pertanto la prima lotta contro ogni tipo di mafia è rappresentata dal rafforzamento della cultura e dei presidi culturali e dalla possibilità di avere autonomie reddituali che consentano di evitare le devianze malavitose. Oltre alla prevenzione è necessario anche il rafforzamento dei presidi di sicurezza territoriali quali il rafforzamento degli organici delle forze dell’ordine, più presidi territoriali delle stesse forze dell’ordine, la riqualificazione dei palazzi di giustizia, il potenziamento dei loro organici, la riapertura di quelli chiusi. L’attivazione in Basilicata della Direzione Investigativa Antimafia può assolvere efficacemente al compito della prevenzione e della repressione di fenomeni mafiosi, la politica tutta deve sentirsi unita mettendo al centro della propria azione la lotta ad ogni tipo di criminalità come presupposto per lo sviluppo equilibrato della Basilicata”.

L’assise regionale si è impegnata a mettere in campo, per quanto di competenza, un piano con azioni, iniziative e progetti concreti a fini preventivi. Il 29 aprile il Presidente Bardi ha dichiarato: “Qualsiasi rafforzamento di uomini e mezzi è da accogliere con favore: si verifichi in tempi brevi la possibilità di dotare anche la Basilicata di una Direzione Investigativa Antimafia, per contrastare la criminalità organizzata di importazione e quella autoctona. Il nostro è un territorio fragile, che a causa della pandemia rischia di essere sempre più esposto alla minaccia criminale. Ben venga, quindi, il potenziamento di tutti gli strumenti per tutelare sempre di più la legalità, i cittadini e le imprese sane della nostra regione”.

“Molto soddisfatti dell’unanimità che ha accompagnato la mozione di nostra iniziativa. Si tratta di un passaggio fondamentale in un periodo in cui, purtroppo, varie parti del territorio sono state oggetto di operazioni investigative che hanno sgominato sodalizi criminali davvero preoccupanti. D’altronde, le parole contenute nell’ultima Relazione del Ministero dell’Interno in merito all’attività svolta e ai risultati conseguiti dalla DIA confermano il radicamento in Basilicata di organizzazioni criminali anche di tipo mafioso con pericolose commistioni con la politica locale”.  Lo sostengono i consiglieri regionali Gianni Leggieri, Gianni Perrino e Carmela Carlucci.

“L’appello lanciato dal Procuratore Curcio – dicono – non poteva assolutamente essere sminuito. È chiaro che nessuno di noi si sogna di identificare i lucani come mafiosi, ma non si devono assolutamente sminuire i segnali preoccupanti emersi negli ultimi mesi in varie porzioni del territorio regionale. Seppur approvata all’unanimità, non sono mancati i soliti distinguo da parte di quella fazione leghista che ha provato ad inserire elementi propagandistici farciti dalla solita retorica anti migranti e da pulsioni xenofobe. Capiamo che è molto più semplice soffiare sul vento della paura e dell’odio, ma forse sarebbe meglio mettere in campo azioni concrete al fine di contrastare fenomeni odiosi come quello del caporalato”.

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