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Scacco alla pedopornografia. Anche due salernitani tra i denunciati per scambi online di video e foto illegali

Chiara Di Miele 24 Ottobre 2020

Anche due salernitani di origini cilentane coinvolti nella vasta operazione della Polizia Postale di Trieste e Udine coordinata dal Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, disposta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trieste, nell’ambito del contrasto alla pedopornografia online che ha portato all’esecuzione di 11 decreti di perquisizione in 6 regioni italiane e alla denuncia di 13 persone, responsabili di detenzione di immagini video e foto pedopornografiche.

L’attività di indagine particolarmente complessa si è sviluppata attraverso il costante monitoraggio della rete internet che, con la meticolosa analisi dei dati informatici, ha portato all’emersione di  chat e commenti all’interno di comunità virtuali sui file pedopornografici che coinvolgevano ragazze molto giovani anche tredicenni. In particolare sono state rilevate richieste da parte di alcuni utenti di informazioni sulle ragazze: nazionalità, età, nome, tipologia e visione degli atti sessuali.

Sono state individuate pagine del servizio di pagamento digitale e trasferimento di denaro e alcuni forum con discussioni sulla Bibbia 3.0, un catalogo di immagini e video a carattere pornografico e pedopornografico di cui gli internauti dietro pagamento richiedevano lo scaricamento digitale.

Il Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, attraverso forme di collaborazione internazionale e richieste di rogatorie alle Autorità Giudiziarie Statunitensi, è riuscito a sviluppare numerose transazioni finanziarie dei conti PayPal e a identificare sia il gestore del sito che forniva le immagini pedopornografiche sia gli utenti che avevano richiesto, ottenuto e pagato il materiale pedopornografico.

La lunga e capillare attività di indagine degli investigatori di Trieste e Udine ha consentito di dare un nome ai nickname utilizzati in rete dai pedofili portandoli allo scoperto e fuori dall’anonimato della rete.

Le perquisizioni personali locali e sui sistemi informatici, emesse dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trieste, sono state eseguite in Campania, Emilia Romagna, Marche, Lombardia, Piemonte e Veneto ed hanno portato al sequestro di telefonini, tablet, hard disk, pen drive, computer e account di email. Durante le perquisizioni sono stati scoperti alcuni account utilizzati dagli indagati per la richiesta di materiale pedopornografico e ulteriore materiale illecito custodito sui supporti informatici sequestrati.

– Chiara Di Miele –

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