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La crisi da Covid-19 ricade sui bambini. Famiglie riducono la spesa, un genitore fragile su 7 perde il lavoro

Chiara Di Miele 11 Maggio 2020

100.000 bambini e adolescenti in Italia rischiano di rimanere intrappolati tra una povertà materiale crescente a causa dell’emergenza Coronavirus e la mancanza di opportunità educative, le difficoltà nella didattica a distanza e il mancato accesso alle attività educative extrascolastiche, motorie e ricreative. Secondo il rapporto di Save the Children “L’impatto del coronavirus sulla povertà educativa“, realizzato su un campione di oltre 1000 bambini e ragazzi tra gli 8 e i 17 anni e i loro genitori, circa 1 minore su 5 incontra maggiori difficoltà a fare i compiti rispetto al passato e, tra i bambini tra gli 8 e gli 11 anni, quasi 1 su 10 non segue mai le lezioni a distanza o lo fa meno di una volta a settimana. Circa un genitore su 20 ha paura che i figli debbano ripetere l’anno, nonostante le disposizioni ministeriali lo vietino, o che possano lasciare la scuola. Quasi la metà delle famiglie con maggiori fragilità (45,2%) vorrebbe le scuole aperte tutto il giorno con attività extrascolastiche e supporto alle famiglie in difficoltà. 6 genitori su 10 (60,3%) ritengono che i propri figli avranno bisogno di supporto quando torneranno a scuola data la perdita di apprendimento degli ultimi mesi.

Dei circa 9,5 milioni di lavoratori che a marzo non hanno potuto lavorare, 3,7 milioni vivono in famiglie monoreddito, di cui la metà con figli a carico, dove è venuta a mancare l’unica entrata economica. Un impatto travolgente per il quale 1 milione di bambini in più oggi rischiano di scivolare nella povertà assoluta, andandosi ad aggiungere agli attuali 1,2 milioni di minori attualmente certificati in condizioni di povertà assoluta ed innalzando la percentuale dal 12% al 20%. Le conseguenze economiche del Covid-19 sulla vita delle famiglie sono drammatiche: quasi la metà di tutte le famiglie con bambini tra gli 8 e i 17 anni ha dovuto ridurre le spese alimentari e il consumo di carne e pesce (41,3%). Prima del lockdown il 41,3% delle famiglie più fragili beneficiava del servizio di mensa scolastica per i propri figli e per quasi tutti loro questo servizio era esente o quasi da pagamenti. Una famiglia su tre (32,7%) ha dovuto rimandare il pagamento delle bollette e una su quattro (26,3%) anche quello dell’affitto o del mutuo. Il 21,5% delle famiglie non ha potuto comprare medicinali necessari o ha dovuto rinunciare alle cure mediche necessarie per mancanza di soldi. Una famiglia su cinque ha dovuto ricorrere a prestiti economici da parte di familiari o amici e il 15,5% ha dovuto fare conto su aiuti alimentari. Per le famiglie più fragili dal punto di vista socio-economico, gli aiuti da parte dello Stato sono quasi raddoppiati: era il 18,6% dei genitori a beneficiarne prima delle restrizioni dovute al Covid e il 32,3% durante il lockdown, dato che include il reddito di cittadinanza e altri supporti da parte di amministrazioni pubbliche.

Oltre all’impoverimento economico esiste quindi un pericolo concreto di un forte incremento della povertà educativa. Bambini e adolescenti potrebbero essere lasciati indietro nell’apprendimento e nello sviluppo delle proprie capacità, restare isolati e perdere fiducia e motivazione in sè stessi e nello studio, con il pericolo concreto di abbandonare il loro percorso scolastico.

Dopo lunghi mesi di lockdown, di mancanza di socialità, di assenza dalle aule, l’estate rischia di diventare un ennesimo vuoto, mentre dovrebbe trasformarsi in un’occasione per recuperare apprendimento e socialità e preparare bambini e ragazzi al rientro a scuola in un nuovo scenario. Secondo Save the Children, per fronteggiare l’impatto della crisi occorre avviare un Piano straordinario per l’infanzia e l’adolescenza, con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili, che coinvolga attivamente tutti gli attori che operano a contatto con i bambini, dai Comuni alle scuole, dalle famiglie al volontariato e alle associazioni del terzo settore, con il coinvolgimento del mondo della cultura e dell’impresa. È indispensabile raggiungere tutti i bambini che sono rimasti esclusi dalla didattica a distanza per consentirgli di riagganciare i legami con la scuola ed è necessario uno sforzo collettivo per garantire a tutti i bambini di trascorrere un’estate ricca di opportunità educative e di gioco. Pensando alla ripresa dell’anno scolastico, occorre nel frattempomettere in sicurezza le scuole e aprirle al territorio, trasformando in nuovi spazi didattici le aree verdi attrezzate, le biblioteche, i centri sportivi.

– Chiara Di Miele –

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