Dopo 15 anni si è conclusa con l’assoluzione piena, per non aver commesso il fatto, la vicenda giudiziaria che riguardato un imprenditore di Vietri di Potenza, Romeo Felitti, indagato nel processo “Jena 2” della Procura di Potenza.
Era accusato di associazione di tipo mafioso finalizzata a commettere vari reati, tra cui l’usura e truffa. Dell’inchiesta se ne parlò in tutta Italia con 51 arresti. A conclusione del processo, sono solo due i condannati.
Per Felitti il pm aveva chiesto una condanna di anni 13 e mesi 3 di reclusione. Secondo l’accusa Felitti avrebbe preso parte ad un’associazione nella quale sarebbe stato incaricato di tenere i contatti con i soggetti passivi dei reati di usura ed estorsione, provvedendo a raccogliere periodicamente il provento di tali illecite attività e alla negoziazione di banconote false e di crediti contraffatti. La difesa aveva sottolineato la totale estraneità di Felitti ai fatti contestati, principalmente in ragione dell’assenza di frequentazioni dell’imprenditore con i soggetti affiliati, dell’inutilizzo della forza intimidatrice e della mancanza di riscontri all’ipotesi accusatoria. Dal 2004 per Felitti si sono susseguiti numerosi procedimenti, sequestri e richieste di applicazione di misure cautelari: tutte annullate o rigettate.
“Un processo lumaca – ha sottolineato il difensore Emanuela Felitti – basato su informative fallaci e fuorvianti dei Ros. Eppure per l’imprenditore questa “svista” della Procura, dei Ros di Potenza che si occupavano di redigere informative in materia di mafia è costata non solo in termini di immagine e onorabilità ma anche sequestri, informative antimafia, una comunicazione antimafia e un’ulteriore indagine avente ad oggetto una lineare operazione di mancata sottoscrizione di quote societarie”.
“Non avrei mai potuto desiderare una difesa migliore di quella che mi hanno riservato i Giudici che di volta in volta – ha sottolineato l’imprenditore – mi hanno giudicato annullando il tutto. Grazie agli avvocati per il lavoro svolto. Questa superficialità nel modo di condurre le indagini è costata tanto non solo a me ma anche al sistema giustizia e, quindi, a tutti i contribuenti”.
– Claudio Buono –