Si è tenuto ieri a Sant’Arsenio l’incontro pubblico con l’Amministrazione comunale indetto dal Comitato “No Biometano a Sant’Arsenio”.
“Nelle varie attività intraprese – ha dichiarato la presidente del Comitato Annamaria Rizzo– alla vigilia delle elezioni elettorali, abbiamo sottoposto a entrambe le liste un patto morale per l’ambiente, nel quale chiedevamo l’impegno dell’Amministrazione rispetto alle tematiche che riguardano la tutela ambientale. Abbiamo voluto questo incontro per verificare le attività svolte rispetto al patto firmato nel 2017”.
All’indomani dell’assegnazione dei lotti in località Fosso del mulino per la costruzione di un impianto anaerobico per il trattamento dei rifiuti di 60.000 tonnellate l’anno, i cittadini di Sant’Arsenio hanno costituito un Comitato per impedirne la costruzione, sia per la dimensione sia per la localizzazione.
“Riteniamo che attraverso le azioni messe in campo e quelle che seguiranno– ha dichiarato il sindaco Donato Pica– riusciremo ad evitare la realizzazione di questi impianti sul territorio del nostro comune. I rifiuti rappresentano un tema molto complesso che va definito in sede comprensoriale. Accogliamo con favore le segnalazioni del Comitato e daremo corso alle azioni conseguenti per i siti che determinano inquinamento per la questione processo Chernobyl e per tutte le altre sottoposte all’attenzione dell’Amministrazione”.
Il processo Chernobyl, che ha visto cadere in prescrizione i reati ad eccezione del disastro ambientale, ha fatto emergere la possibile presenza di rifiuti interrati in località Buco vecchio e Sanizzi. Le analisi condotte sul terreno hanno evidenziato che si tratta non di rifiuti pericolosi ma di compostaggio, materiale che viene utilizzato per coprire le cave e gli scavi.
“Sulla base di prelievi fatti dall’ARPAC però, si evince che il prelievo non è stato fatto in profondità nel terreno– continua la presidente Rizzo- il processo si è concluso, assolti gli imputati, dissequestrati i terreni, ora vorremmo sapere la verità sui rifiuti”.
Il canale Secchio che è spesso oggetto di inquinamento è stato esaminato due volte dall’ARPAC e da un ingegnere della ditta che attualmente gestisce gli impianti di depurazione. “ La conclusione è stata che il materiale proviene non dal depuratore di San Pietro al Tanagro ma dalla zona industriale” ha dichiarato Pica.
– Gianluca Calenda –