Il Punto Nascita dell’ospedale dell’”Immacolata” di Sapri è destinato a chiudere.
Lo ha comunicato e disposto la Regione Campania sulla base del parere del Comitato Percorso Nascita del Ministero della Salute, nonostante l’Ente di Palazzo Santa Lucia, insieme all’ASL Salerno, abbia tentato di far ottenere le deroghe per salvare i reparti sia di Sapri che di Polla, ottenendo parere negativo.
Questo significa che a partire dal prossimo 1° gennaio, i pazienti che vengono da ogni parte del Cilento e anche dalle vicine regioni della Calabria e della Basilicata, per nascere dovranno rivolgersi altrove. Motivazione ufficiale? “Volumi di attività inferiori a 500 parti annui”.
La decisione sta sollevando rabbia e indignazione nel Golfo di Policastro, soprattutto da parte delle famiglie che verrebbero colpite dalla chiusura di un servizio essenziale, che porterebbe inevitabilmente alla fine del reparto di Pediatria, ramo fondamentale anche per i piccoli pazienti affetti da disabilità che si trovano ogni giorno ad affrontare difficoltà quotidiane. Come quella di Maria Luisa di Villammare, giovane mamma di un bambino disabile che conosce bene quei corridoi. “Chiudendo il reparto di Ginecologia, muore anche la Pediatria, reparto fondamentale per me e per le persone che hanno difficoltà come mio figlio – spiega la donna – Il mio bambino è affetto da una malattia rara e degenerativa che comporta infusioni di immunoglobuline mensilmente nel reparto di Pediatria dell’Immacolata di Sapri. In questo ospedale tutto questo viene svolto non solo con grande professionalità dai dottori e dagli infermieri della Pediatria ma anche con tanta dolcezza e umanità. Se chiude quel reparto per noi sarebbe un ulteriore trauma: mio figlio disabile è molto affezionato ai dottori e infermieri. È seguito da quando aveva 3 anni ed ora ne ha 9”.
“Chiedo a chi è interessato a far chiudere il Punto Nascite di Sapri, di mettere in atto un po’ di sensibilità e umanità che va ben oltre i numeri – aggiunge Maria Luisa lanciando un appello – e di riconsiderare l’importanza del reparto anche nel supporto ai genitori che spesso si trovano ad avere a che fare con questioni che all’inizio sembrano insuperabili, proprio come la disabilità di un figlio”.
– Marianna Vallone –