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Farmacia 3.0 – un mix di due farmaci per la cura delle malattie cardiovascolari

Claudia Monaco 27 Ottobre 2017

La combinazione rivaroxaban più aspirina, cioè un farmaco ad azione anticoagulante ed un antipiastrinico, rispetto alla terapia con sola aspirina, migliora la sopravvivenza e riduce l’incidenza di ictus e attacco cardiaco nei pazienti con malattia coronarica stabile o arteriopatia periferica. La conclusione arriva dai dati finali dello studio COMPASS presentati al Congresso annuale della Società Europea di Cardiologia (ESC) svoltosi a Barcellona dal 26 luglio al 30 agosto, e pubblicati sul New England Journal of Medicine.

COMPASS è un grande trial che ha arruolato 27.395 pazienti in 33 Paesi del mondo, in Nord America, Sud America, Asia, Europa Occidentale, Europa dell’Est, Sudafrica e Australia. Lo studio ha testato due schemi di trattamento: rivaroxaban 2,5 mg due volte al giorno più aspirina 100 mg una volta al giorno e rivaroxaban 5 mg due volte al giorno, ognuno dei quali è stato confrontato con la terapia standard con aspirina 100 mg una volta al giorno.

L’endpoint primario era morte cardiovascolare, ictus o infarto miocardico. Lo studio è stato interrotto a febbraio di quest’anno perché i dati dimostravano con chiarezza una maggiore efficacia della combinazione rivaroxaban più aspirina rispetto alla sola aspirina.

I risultati in effetti sono chiari: rispetto al trattamento con la sola aspirina, l’aggiunta dell’anticoagulante riduce la mortalità cardiovascolare, l’infarto e l’ictus del 24%, e migliora la sopravvivenza del 18%.

Leggendo i numeri, si scopre che ogni 1000 pazienti trattati, per una media di 23 mesi, l’associazione di aspirina e rivaroxaban previene 13 infarti, ictus o decessi per cause cardiovascolari, e 7 decessi per tutte le cause. Naturalmente, occorre considerare anche il rovescio della medaglia: il prezzo da pagare a questa associazione è infatti l’aumento del sanguinamento, in misura maggiore nello stomaco o nel basso intestino.

Ma la buona notizia è che non è stato riscontrato un aumento di sanguinamenti maggiori, né di sanguinamenti cerebrali. Dunque è un prezzo accettabile, se è vero che ogni 1000 pazienti si sono verificati soltanto 12 eventi di sanguinamento maggiore.


   Farmacia 3.0 – Rubrica a cura del dott. Alberto Di Muria

 

 

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